
Cosa sono per un giudice i "comportamenti non ineccepibili" di una donna? Qual è il codice di comportamento cui una moglie deve sottostare per evitare che il marito la riempia di botte? Sono interrogativi suscitati dalla sentenza del tribunale di Torino che racconta bene il solco che separa il paese reale, quello che cresce in cultura e consapevolezza dei diritti delle donne, e la magistratura.
Nelle motivazioni della sentenza che ha condannato Carlo Pizzimenti a 18 mesi di carcere - pena sospesa con la condizionale, quindi zero giorni da scontare in cella - un uomo che aveva letteralmente spaccato la faccia alla sua ex compagna Lucia Regna il tribunale presieduto da un maschio e con due donne a latere (Paolo Gallo, che è anche estensore della sentenza, Elena Rocci, Giulia Maccari) spiega con dovizia di argomentazioni sia perché l'uomo è stato assolto dall'accusa di maltrattamenti sia perché la condanna per le lesioni sia stata sensibilmente al disotto della richiesta della pubblica accusa. E i giudici spiegano che tutto nasce dai comportanti "non ineccepibili" della vittima e dalla decisione della donna di abbandonare il tetto coniugale dopo anni di litigi e violenze. "L'amarezza per la dissoluzione della comunità domestica - si legge nella sentenza - era umanamente comprensibile". La rabbia di Carlo Pizzimenti per avere scoperto che la moglie aveva un amico è "un sentimento molto umano e comprensibile per chiunque". D'altronde "la Regina si stancò dell'imputato per sue personali motivazioni e non per gravi mancanze del marito e decise di lasciarlo". Il giudice si erge a giudice anche delle modalità scelte dalla donna per dire addio al marito: "il modo in cui ella attuò la separazione, dopo un'unione durata molti anni, ebbe qualcosa di brutale (...) non è facile immaginare cosa abbia provato l'imputato nel constatare che sua moglie poneva fine con un messaggio whatsapp a un legame quasi ventennale. E vanno capiti gli insulti che da quel momento il marito le scarica addosso: le frasi aldilà dello scurrile linguaggio semplicemente esprimevano il disappunto per il peggioramento delle condizioni economiche cui la famiglia sarebbe andata incontro. È perciò sincero l'imputato quando dice è sicuramente volata qualche parolaccia perché stava rovinando un matrimonio felice e una famiglia felice". "L'imputato rimproverò alla moglie (e come dargli torto?) di non avere avuto il coraggio di parlarle a tu per tu".
Certo, sull'altro piatto della bilancia c'è il referto medico che documenta la violenza delle botte ricevute da Lucia Regina: 90 giorni di prognosi, 21 placche di titanio sotto il volto, lesioni permanenti al bulbo oculare. Ma tutto, scrive il giudice Gallo, va inquadrato nel contesto del comportamento "non irreprensibile" della donna. E la testimonianza della figlia che conferma e aggrava il racconto della madre non va creduta, perché "detesta il padre e ha reso una dichiarazione quasi totalmente inattendibile".
Per questo l'uomo viene assolto dall'accusa di maltrattamenti, Dalle lesioni è difficile assolverlo, ma anche qui il giudice trova le sue giustificazioni: qualche notte prima uno dei figli aveva trovato la madre a letto col suo nuovo compagno e questo era "educativamente inaccettabile". E quindi il cazzotto che rompe la faccia a Lucia è uno sfogo.
La presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, Martina Semenzato, ha annunciato che chiederà gli atti del procedimento: "Il diritto non può ridursi a puro tecnicismo, soprattutto su casi che posso diventare esempi futuri".