È team Cina contro team Usa. L'Italia si conferma tra i due fuochi anche dal punto di vista politico e intellettuale. C'è un'anima fortemente atlantista, quella capeggiata da Mario Draghi e uscita rafforzata dal G7 in Cornovaglia, e quella giallorossa che, sulla scia dell'ambiguità del governo Conte II, continua con gli ammiccamenti nei confronti di Pechino.
Draghi, forte di una intesa praticamente totale con la nuova amministrazione Biden, ha detto che l'obiettivo dell'alleanza atlantica sarà quello di "affrontare tutti coloro che non condividono i nostri stessi valori e il nostro attaccamento all'ordine internazionale basato sulle regole" e che sono "una minaccia per le nostre democrazie".
In più, ha intenzione di rimettere mano al memorandum con cui l'Italia ha aderito alla Via della Seta nel 2019, quando tra i vertici del Movimento 5 Stelle e il regime di Xi Jinping l'intesa era fortissima.
Il Ministro degli Esteri che firmò il memorandum è lo stesso di adesso, Luigi Di Maio, che sembra essersi "riconvertito" in chiave filo-occidentale, approccio indispensabile per mantenere la poltrona anche con Draghi.
A fatica, però, il premier è riuscito a costringere Giuseppe Conte a rinunciare alla visita organizzata da Beppe Grillo all'ambasciatore cinese a Roma. Segno evidente che l'estro grillino pro-Dragone disturba non poco Palazzo Chigi.
Dalla Cina, allora, hanno deciso di rispolverare i pezzi da novanta nostrani. Per celebrare la "gloria" del comunismo cinese, che quest'anno festeggia cento anni, New China Tv ha intervistato Massimo D'Alema, che ha scelto il momento meno adatto della storia recente per elogiare gli "straordinari" progressi compiuti dal Paese. L'intervista, rilanciata su Twitter dalla portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, mostra l'ex premier proteso verso il sogno di una "collaborazione" tra Oriente e Occidente. Un sogno da marziani, viste le conclusioni del G7. Ma pur di non abbandonare la propria vocazione comunista, D'Alema continua a fare ciò che gli riesce meglio: vivere distaccato dalla realtà.
Subito dopo aver rievocato la sua visita a Pechino nel 1978, al tempo in cui era segretario del giovani comunisti italiani, il proletario col panfilo ha elogiato "lo straordinario salto verso la modernità e il progresso" compiuto dalla Cina, che ha "fatto uscire almeno 800 milioni di persone dalla povertà. È un risultato straordinario. Mai nessun Paese nella storia dell'umanità - sostiene - è riuscito a realizzare una così immensa trasformazione della vita delle persone".
Insomma, dichiarazioni pregne di una retorica simile a quella mostrata da Matteo Renzi al cospetto del principe saudita Bin Salman.
I politici di sinistra, piccoli tra i grandi, non si smentiscono. Come non smentiscono la tendenza a mistificare la realtà.
Renzi parlava di "Rinascimento" ospite di un Paese che non rispetta i diritti umani più basilari, D'Alema parla di una "forte collaborazione internazionale" con la Cina per risolvere problemi come la ripresa economica e i cambiamenti climatici.
Ma siccome per D'Alema è già tempo di vacanze, avrà modo di rifletterci meglio sul suo 18 metri.
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