Fca e Psa si sono accordate sui termini della fusione. L'anticipazione, in vista di un comunicato atteso questa mattina, è ancora del Wall Street Journal che martedì aveva lanciato per primo l'indiscrezione. Secondo il quotidiano, i francesi avranno 6 posti nel consiglio di amministrazione della società combinata, 5 toccheranno invece a Fca. John Elkann, ora ai vertici di Lingotto ed Exor, sarà il presidente del nuovo colosso dell'auto e Carlos Tavares, attuale numero uno di Psa, l'amministratore delegato. Ieri si sono riuniti il consiglio di sorveglianza di Groupe Psa e, successivamente, quello di Fiat Chrysler Automobiles. Il Lingotto, tra l'altro, sempre oggi presenterà i dati trimestrali con la conference call dell'ad Mike Manley, incentrata, ovviamente, sulle nozze in itinere e le conseguenti ricadute industriali e finanziarie. Uniti, i due gruppi creeranno una delle principali realtà automobilistiche mondiali, valutata 50 miliardi di dollari, e la quarta come produzione (8,7 milioni di veicoli nel 2018) alle spalle di Volkswagen, Renault-Nissan-Mitsubishi e Toyota. A braccetto, Fca e Psa avrebbero una forte esposizione in Europa, con una quota del 24%. I due gruppi rappresenterebbero, in questo momento, 17 marchi: Alfa Romeo, Chrysler, Citroën, Dodge, Ds, Fiat, Fiat Professional, Free2Move, Jeep, Lancia, Maserati, Mopar, Opel, Peugeot, Ram, Srt e Vauxhall.
Fonti riferiscono che i gruppi starebbero discutendo di una fusione tra uguali, sebbene sul tavolo siano presenti anche altre opzioni. Come parte dell'accordo, Peugeot pagherebbe 3 miliardi ai suoi azionisti dalla vendita della società di componentistica Faurecia, mentre Fca verserebbe ai suoi investitori una cedola di 5 miliardi, distribuendo anche i proventi della vendita di Comau, valutata 250 milioni.
Una prima risposta positiva alle trattative è intanto arrivata dalle Borse: a Milano, in scia al previsto matrimonio Torino-Parigi (versante Peugeot), Fca ha fatto un balzo del 9,53% a 12,87 euro, mentre la controllante Exor è avanzata del 4,6% a 65,02 euro. A Parigi, bene anche Psa (+4,53% a 26,05 euro), mentre Renault, che aveva rigettato le nozze con Fca per le condizioni poste dall'Eliseo, ha perso il 4,02% a 47,42 euro.
Dopo il primo ok dei due consigli, il gruppo controllato dalle famiglie Elkann e Agnelli, dovrà mettere a punto una precisa strategia industriale in Italia, dove sta investendo 5 miliardi per il rinnovamento degli impianti. In Francia resta da sciogliere il nodo Dongfeng, l'azionista cinese con il 12% che ha manifestato la volontà di uscire da Psa, senza contare il parere finale dell'altro azionista, lo Stato, che detiene la stessa quota della famiglia Peugeot, sempre il 12%. Rispetto a Renault, dove l'Eliseo è l'azionista più importante con il 15%, in Psa la sua influenza è minore. In questo caso, infatti, l'Eliseo detiene poco meno del 10% dei diritti di voto esercitabili, rispetto al 19,5% in mano sia a Dongfeng sia ai Peugeot. La famiglia Peugeot dovrebbe avere, nel nuovo gruppo, una quota intorno al 6% e gli Elkann-Agnelli di circa il 14,5%.
Il ministero dell'Economia di Parigi ha già fatto sentire la propria voce, pretendendo la difesa del patrimonio industriale in Francia. Il governo francese intende vigilare con forza sulla governance e vuole che il nuovo gruppo vada avanti nella creazione di un'industria europea delle batterie (Fca, in proposito, sta per lanciare il suo «Bactery hub» a Mirafiori), fondamentale per la sfida sull'elettrico.
La replica di Roberto Gualtieri, ministro italiano dell'Economia: «Il governo segue con attenzione la vicenda, rispettoso di una trattativa di mercato, ma consapevole che stiamo parlando di un'industria importantissima per il Paese». I risparmi lordi derivati dalle nozze, sostiene Equita, sono stimati in 3-3,5 miliardi.
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