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Maxi naufragio, rifiutati i soccorsi greci

Sulla nave 700 persone: 80 morti, centinaia i dispersi. Partita dalla Libia, diretta in Italia

Maxi naufragio, rifiutati i soccorsi greci
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Non una nuova Cutro, come qualcuno maliziosamente sta insinuando. Ma uno dei più tragici naufragi accaduti nel Mediterraneo per via di una nave con più di 700 persone a bordo che non ce l'ha fatta e che ha rifiutato l'assistenza per due volte. Erano partiti da Tobruk, in Libia, sognando l'Italia e invece hanno trovato la morte nelle acque internazionali, a 47 miglia da Pylos, nel Peloponneso.

Il peschereccio Adriana, lungo 30 metri, era stato individuato da Frontex e subito la Guardia Costiera ellenica, con il supporto di un elicottero Super Puma e in costante collegamento radio con i colleghi italiani, aveva proposto assistenza, ma ottenendo un no. Poche ore dopo due navi da carico si sono avvicinate al peschereccio per offrire cibo e acqua, ma senza successo. I 700, tra afghani, siriani e pakistani, con donne e bambini stipati nella stiva, erano determinati a raggiungere l'Italia e non volevano altro, dopo aver pagato 5mila dollari a testa. La Guardia Costiera greca, a quel punto, ha deciso comunque di restare in zona per monitorare il peschereccio che, a causa dell'abnorme numero di migranti a bordo, nella notte di martedì si è capovolto, per poi affondare. Al momento sono stati recuperati un centinaio di passeggeri, ma il numero dei morti, 80, è destinato purtroppo a lievitare. In quel tratto di mare le acque sono le più profonde del Mediterraneo, caratterizzate da correnti molto forti, ma per fortuna in questi giorni le condizioni meteo sono buone così da favorire le ricerche dei dispersi.

La risposta greca è stata immediata, anche con la mobilitazione a terra dopo il naufragio. Un grande yacht privato è salpato per salvare i migranti, mentre nel porto di Kalamata è stata allestita una struttura sanitaria all'aperto per visitare i sopravvissuti. Il primo cittadino di Kalamata, Thanasis Vassilopoulos, ha predisposto l'assistenza ai sopravvissuti con una tendopoli, bagni chimici e una mensa. Tre gli scafisti che sono stati fermati e interrogati: dovranno spiegare anche il numero mai registrato prima di migranti a bordo. I primi testimoni hanno raccontato ai soccorritori greci che si era verificato un problema ai motori della nave mentre era ancora vicina alla costa libica. Alcuni hanno suggerito di tornare indietro, ma la maggior parte voleva invece continuare il viaggio. Una fregata militare, attraccata ieri al porto di Kalamata, ha caricato le salme che verranno trasportate agli obitori di Atene e del Pireo per le procedure di identificazione. Unanime il cordoglio della politica. Siamo tutti choccati, ha osservato il leader conservatore Kyriakos Mitsotakis, sottolineando che «l'immigrazione rimane un problema che richiede una politica europea coerente, affinché le spregevoli reti criminali che trafficano in disperati ottengano finalmente la risposta decisiva che meritano». Un passaggio che è stato ribadito anche Charles Michel, secondo cui il naufragio di Pylos è «un promemoria straziante affinché dobbiamo porre fine allo spietato business dei trafficanti».

Infine il presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ha annunciato che «dobbiamo continuare a lavorare insieme, con gli Stati membri e i paesi terzi, per prevenire tali tragedie». Nel porto del Peloponneso è giunto il presidente della Repubblica, Ekaterina Sakellaropoulou, che ha visitato i sopravvissuti, mentre il governo ha attivato il piano speciale per la gestione dei disastri.

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