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Meloni blinda Delmastro e Donzelli

La premier sul caso Cospito: "Non servono dimissioni". E la Procura apre un fascicolo

Meloni blinda Delmastro e Donzelli

Giorgia Meloni difende Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro (nel tondo) per le rivelazioni del primo alla Camera sui colloqui in carcere dell'anarchico Alfredo Cospito. E invita a chiudere, una volta per tutte, la questione. «Non penso ci sia bisogno delle dimissioni», taglia corto la premier. «La procura fa il suo lavoro insiste Meloni e il ministero della Giustizia ha più volte detto che non erano documenti coperti da segreto. E mi pare che queste informazioni sensibili fossero già presenti sui quotidiani». Una circostanza, conclude la leader di Fdi, in base alla quale «non ho ragione di dire che ciò che sta sulla stampa non possa andare in Parlamento». Tornando al cuore della questione e alla escalation di violenze e azioni firmate dagli anarchici per far pressione sul governo e togliere Cospito dal 41 bis, Meloni aggiunge: «Lo Stato non può scendere a patti con chi lo minaccia, questo vale per la mafia ieri e per gli anarchici oggi».

Le parole della premier, però, non chiudono la porta a una polemica che va avanti da giorni, mentre emerge che la procura di Roma, che indaga dopo un esposto presentato dal leader Verde Angelo Bonelli, ha ascoltato come persone informate sui fatti il capo del Dap Giovanni Russo, il direttore del Gom della polizia penitenziaria, Augusto Zaccariello, e il suo predecessore Mauro D'Amico. E proprio Bonelli ieri ha rinfocolato la polemica. Lamentando che il ministero della Giustizia, alla sua richiesta di prendere visione delle relazioni del Dap sui colloqui in carcere tra Cospito e i boss mafiosi sui compagni di reparto nel carcere di Sassari, avrebbe ricevuto una risposta «evasiva e contraddittoria», inviando una versione più sintetica dell'intero brogliaccio e sostenendo che i colloqui nella loro interezza «non possono essere consegnati perché non accessibili e non divulgabili in quanto riservati». Un dettaglio che per Bonelli stride con quanto detto dal Guardasigilli Carlo Nordio, e cioè che ciò che Donzelli «ha affermato in Aula fosse divulgabile». Il realtà, come detto, una relazione di un paio di pagine con i colloqui tra Cospito e il boss è stata inviata, ma per Bonelli è molto più stringata del testo che a suo dire invece Donzelli avrebbe potuto visionare integralmente. Quanto alla difesa dei due esponenti di Fdi da parte di Meloni, per Bonelli la premier «prima di tutto, dovrebbe difendere le istituzioni con un'azione di verità e trasparenza che non vuole fare».

Resta il succo di quelle conversazioni in carcere, come il colloquio dell'11 gennaio scorso tra Cospito e il boss dei Casalesi Francesco Di Maio, nel quale quest'ultimo si mostrava soddisfatto delle proteste nel Paese scatenate dallo sciopero della fame del primo, invitandolo a proseguire. Un tema caldo, rimasto oscurato dalla polemica sulla segretezza o meno delle stesse conversazioni. Sabato è atteso nel carcere di Opera, a Milano, il medico nominato dalla difesa di Cospito per visitare l'anarchico, mentre è fissata al 24 febbraio la camera di consiglio della Cassazione che deciderà sul ricorso dell'anarchico contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma che aveva confermato il 41 bis. Anche l'altro esponente di Fdi finito nella bufera, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, ora ribadisce come sia «un nostro dovere assicurare le migliori condizioni di salute» di Cospito, riconoscendo come il suo sciopero della fame sia «un diritto del detenuto per rilanciare le sue richieste».

Comunque insufficiente, conclude Delmastro, a «scardinare un sistema ereditato da Falcone e Borsellino per contrastare la criminalità organizzata».

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