Meloni contro Macron per l'esclusione dal summit di Parigi. Poi vede Zelensky: sostegno all'Ucraina

La premier irritata con l'Eliseo: «Iniziativa inopportuna"

Meloni contro Macron per l'esclusione dal summit di Parigi. Poi vede Zelensky: sostegno all'Ucraina

Furiosa. La faccia di Giorgia, il broncio fumoso nella foto di famiglia, tutti i leader europei sorridenti con Volodymyr Zelensky al centro dell'inquadratura, ecco, la faccia parla da sola e racconta la rabbia profonda della premier, esclusa l'altra sera dalla cena all'Eliseo tra Macron, Scholz e il presidente ucraino. Scintille tra Roma e Parigi, un'altra crisi in vista. «Un'iniziativa inopportuna. Capisco le ragioni di politica interna, però la nostra forza deve essere la compattezza», commenta la Meloni appena tocca il suolo a Bruxelles. Monsieur le president tuttavia non si scompone e difende la sua scelta di far fuori l'Italia: «Da otto anni Francia e Germania hanno un ruolo particolare sulla questione». L'incidente diplomatico pesa sul Consiglio Europeo e rischia di far saltare pure l'annunciato bilaterale Meloni-Zelensky a favore di colloqui di gruppo, sei Paesi per volta con l'ospite d'onore. Ma poi il faccia a faccia, lungo e «sentito», si tiene.

Non è un bilaterale da protocollo, però nemmeno una photo-opportunity, una chiacchierata al volo in piedi davanti a una tenda con un bicchiere in mano. La formula usata è «incontro a due». Una stretta di mano, l'abbraccio, le parole. È la prima volta che si vedono, l'aria comunque, raccontano, è di grande familiarità. Meloni che conferma «l'appoggio pieno a Kiev contro l'aggressione russa» e il sostegno anche militare, in attesa che il Parlamento voti il sesto pacchetto di aiuti. Zelensky che esprime «la forte gratitudine per l'impegno di Roma». Il presidente ucraino appare soddisfatto: «Vinceremo grazie a voi ed entreremo nella Ue, che è la nostra casa. Siamo europei e l'Europa significa libertà».

Giorgia un po' meno. Una giornata difficile per lei, cominciata con lo schiaffo della cena parigina con Zelensky e senza l'Italia, che segue di pochi giorni un altro sgarbo, il viaggio a Washington dei ministri dell'Economia francese e tedesco, che sono andati a trattare direttamente con gli americani i problemi della concorrenza sleale e a chiedere conto dell'Inflation reduction act, i 370 miliardi di dollari di aiuti di Stato alle imprese. La pentola ribolle da almeno tre mesi, dal caso della Ocean Viking e dagli scontri sulla gestione dei migranti, e nonostante l'affannarsi degli ambasciatori, i rapporti tra Roma e Parigi, pur legate dal solenne vincolo di amicizia dei Patti del Quirinale, sembrano vicini al punto di cottura.

La premier è ancora in aereo quando decide che basta, stavolta si è davvero superata la misura e quindi bisogna replicare con fermezza. La missione franco-tedesca di Le Maire e Habeck negli Usa, spiega, è stata certamente inopportuna. «L'invito di Macron a Zelensky è stato però ancora più inopportuno perché credo che la nostra forza in questa vicenda sia mostrare compattezza e unità. Talvolta il fatto di privilegiare l'opinione pubblica interna, che comprendo, rischia di andare a discapito della causa. E mi pare che questo sia uno di quei casi». E non si tratta, spiegano a Palazzo Chigi, di un fatto personale: cosi si lede l'Italia e si mina l'Europa. Il governo è «conscio» dell'asse Parigi-Berlino e adesso lavora di sponda con Usa e Gran Bretagna. A stretto giro la replica freddina del presidente francese. «Non ho commenti particolari da fare, ho voluto ricevere Zelensky con il cancelliere Scholz perché penso che fossimo nel nostro ruolo, perché abbiamo sempre condotto insieme questo processo. E ritengo che stia anche a Zelensky scegliere il formato che vuole per i colloqui diplomatici».

Il gelo ghiaccia l'intero vertice e provoca un tentativo di isolare ancora l'Italia. Nel primo pomeriggio fonti europee annunciano che, a causa del forte ritardo nell'agenda dei lavori, tutti i bilaterali programmati saranno stati cancellati. Una richiesta, precisano, che arriva da parte ucraina. In sostituzione, viene deciso di dividere i 27 leader in gruppi e la Meloni viene inserita nel primo: può vedere il presidente ucraino insieme ai rappresentanti di Spagna, Polonia, Romania, Olanda e Svezia.

Poi la macchina della nostra diplomazia si accende ed, improvvisamente, si trova il tempo per il «colloquio a due» a margine del Consiglio Europeo, un faccia a faccia «chiesto da Zelensky», così almeno riportano da Palazzo Chigi.

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