Guerra in Israele

Meloni: due popoli, due Stati. Si lavora alla visita a Tel Aviv

La premier cauta: non cadiamo nella trappola di Hamas. "L'attacco di Bruxelles mostra i rischi dell'immigrazione"

Meloni: due popoli, due Stati. Si lavora alla visita a Tel Aviv

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Dopo dieci giorni di complesse interlocuzioni diplomatiche che hanno coinvolto tutta la comunità internazionale, l'Unione europea ha deciso di tirare le somme sulla crisi in Medio Oriente con un vertice straordinario dei leader dei Ventisette in video-conferenza. Non in presenza, dunque, ma solo da remoto. Non tanto perché la prossima settimana è già in agenda a Bruxelles uno dei quattro Consigli Ue annuali, quanto per non veicolare il messaggio di una situazione emergenziale e alimentare ansie e preoccupazioni che si aggiungano all'incubo del terrorismo in cui sono già ripiombate sia Parigi che Bruxelles.

Insomma, una scelta consapevolmente low profile, ma comunque formalizzando quella che è la posizione dell'Unione europea, non a caso proprio alla vigilia della visita di Joe Biden in Israele (atteso oggi prima a Tel Aviv e poi in Giordania per provare a disinnescare una possibile escalation).

Ed è esattamente questa la preoccupazione principale che tiene banco durante il Consiglio Ue. Con Giorgia Meloni, collegata da Palazzo Chigi, che condivide la posizione di cautela su cui da parecchi giorni insistono sia Washington che le principali cancellerie europee. Il sostegno a Israele dopo l'attacco terroristico - senza precedenti - di Hamas non è in discussione. Ma l'auspicio è che la reazione di Tel Aviv non sia tale da essere «senza ritorno», cosa che potrebbe accadere nel caso di un ingresso via terra dei tank israeliani nella Striscia di Gaza. Sul punto, tutta l'Ue si sta muovendo sul solco tracciato dalla Casa Bianca.

«L'attacco di Hamas - dice la premier durante la videoconferenza con i leader dell'Ue - appare volto a impedire il processo di normalizzazione avviato con gli Accordi di Abramo, una trappola in cui Israele e noi tutti dobbiamo evitare di cadere». Insomma, un altro appello alla prudenza. Seguito dall'invito a considerare l'immigrazione clandestina parte del problema. L'autore dell'attentato di Bruxelles, aggiunge infatti Meloni, «sbarcò illegalmente a Lampedusa nel 2011», come già «successo per altri attentati in passato». Per questo, «ho più volte cercato di accendere i riflettori su fatto che l'immigrazione di massa» può portare a «gravi rischi anche per la sicurezza in Europa».

Una riunione da remoto, quella convocata dal presidente del Consiglio Ue Charles Michel, in cui i Ventisette concordano su «l'impegno diplomatico europeo a favore della liberazione degli ostaggi» e sulla necessità di «proteggere i civili palestinesi nella Striscia di Gaza». Un approccio che trova in sintonia Meloni, convinta - sottolinea durante il suo intervento - sia necessario «riprendere la visione di due popoli e due Stati».

È in questa logica e insistendo sulla necessità di una de-escalation che la premier si è mossa nelle ultime ore durante le sue interlocuzioni con i leader di Egitto, Libano, Giordania, Arabia Saudita, Qatar e Bahrain (ieri a ricevuto a Palazzo Cigi il re Hamad Bin Isa Al-Khalifa). Ed è seguendo questo approccio che Meloni sta ragionando su una visita-lampo a Tel Aviv nei prossimi giorni.

Per dare tutta la sua solidarietà a Israele, ma anche per ribadire la necessità di aprire un canale di dialogo.

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