Meloni: "Preoccupa l'atomica iraniana". Con l'Ue si lavora alla de-escalation. "Attacco inatteso"

Con la premier si video-collegano da remoto per circa un'ora Tajani, l'altro vicepremier Matteo Salvini, i ministri Guido Crosetto (Difesa), Matteo Piantedosi (Interni) e Giancarlo Giorgetti (Economia), i sottosegretari alla presidenza Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano e i vertici dei servizi di intelligence

Meloni: "Preoccupa l'atomica iraniana". Con l'Ue si lavora alla de-escalation. "Attacco inatteso"
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L'attacco di Israele all'Iran non è stato un fulmine a ciel sereno ma quasi. Non tanto perché Benjamin Netanyahu aveva messo al corrente delle sue intenzioni solo Donald Trump, quanto perché la diplomazia italiana era convinta che ci fossero ancora margini di trattativa tra Tel Aviv e Teheran. Fino a giovedì sera, spiega infatti il ministro degli Esteri Antonio Tajani, «i colloqui Usa-Iran» in programma domani in Oman «erano stati confermati» e «ritenevo che Israele avrebbe dato un'altra possibilità» al negoziato e che «l'attacco non sarebbe stato così imminente». Una posizione che accomuna l'Italia agli altri partner europei, perché anche il francese Emmanuel Macron, il tedesco Friedrich Merz e l'inglese Keir Starmer hanno fatto sapere di non essere stati messi al corrente dell'operazione «Rising Lion». «Solo gli Stati Uniti - dice Tajani - sono stati informati».

Ed è proprio alla Farnesina che all'alba di ieri si tiene la prima riunione tecnica per valutare le conseguenze dell'attacco di Israele. Seguita poi da un vertice di emergenza presieduto da Giorgia Meloni che, fanno sapere fonti di governo, «sta seguendo con la massima attenzione l'evolversi della crisi in Iran». Con la premier si video-collegano da remoto per circa un'ora Tajani, l'altro vicepremier Matteo Salvini, i ministri Guido Crosetto (Difesa), Matteo Piantedosi (Interni) e Giancarlo Giorgetti (Economia), i sottosegretari alla presidenza Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano e i vertici dei servizi di intelligence. Sul tavolo ci sono le eventuali ricadute sul territorio italiano (poi affrontate nel Comitato di sicurezza convocato al Viminale), ma soprattutto le conseguenze sulle scenario geopolitico globale. Un tema che Meloni affronta anche in diversi colloqui con capi di Stato e di governo nel corso della giornata. Sente per primi Trump, Merz e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. E poi ha una serie di call con i leader dei Paesi del Medio Oriente, ovviamente i più vicini a quelli direttamente coinvolti nella crisi. Un primo giro d'orizzonte in vista del G7 che si aprirà domani in Canada, con la premier che già oggi volerà a Kananaskis.

Nel corso della riunione in video-collegamento, riferiscono fonti di governo, Meloni e gli altri partecipanti hanno valutato con «preoccupazione» i rapporti dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica dell'Onu che «hanno trovato l'Iran in violazione dei suoi obblighi secondo il Trattato di non proliferazione nucleare». Insomma, pur sottolineando che «la soluzione diplomatica deve restare l'obiettivo prioritario» e auspicando una «de-escalation» a cui «il governo italiano continuerà a lavorare con tutti i partner» internazionali, l'Italia punta il dito sopratutto sulle violazioni di Teheran, che per la prima volta in venti anni è stata oggetto di una risoluzione delle Nazioni Unite che l'accusano di non dichiarare alcuni siti dove avvengono le attività di arricchimento dell'uranio. In questo quadro, si legge in una nota di Palazzo Chigi, il governo italiano «riafferma il pieno sostegno ai negoziati tra Stati Uniti e Iran per un accordo sul programma nucleare iraniano, come testimoniato dalle due tornate negoziali ospitate a Roma».

Una posizione, quella italiana, che è sostanzialmente in linea con quella dei principali Paesi europei.

Macron, Starmer e Merz, non a caso, hanno tutti manifestato «gravi preoccupazioni» per il programma nucleare iraniano e hanno sottolineato «il diritto di Israele all'autodifesa». Ora, ovviamente, gli occhi sono tutti puntati sulla inevitabile controffensiva dell'Iran. Perché dal tipo di risposta che darà Teheran si potrà capire meglio quanto è alto il rischio di un allargamento del conflitto.

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