L'arrocco, dunque. A Giorgia infuriata, assillata dai problemi, incartata sui conti che non tornano e messa in croce dagli alleati, non resta che questo, chiudersi in trincea. «Abbiamo avuto dagli italiani il mandato per cambiare il Paese. Dobbiamo compiere scelte strategiche e il coraggio non ci manca». E il fuoco amico? «Non ho paura di fare le scelte giuste - avverte la premier nel suo intervento alla convention lombarda di FdI - Sono certa che avremo cinque anni di tempo per lavorare, nonostante gli atti dilatori e i tentativi, non solo dell'opposizione, di metterci i bastoni tra le ruote. Noi rispondiamo solo al popolo, senza fare compromessi». E cita Garibaldi. «Qui si fa l'Italia o si muore», o questo governo o si torna al voto.
Una settimana dura e non è ancora finita. La benzina, le liti con i partner di centrodestra, le difficili contrattazioni con l'Europa, il Mes da inghiottire, lo scontro che si profila con Salvini su flat tax e autonomia regionale, il fondo per calmierare le bollette energetiche che tra due mesi e mezzo scadrà, l'alternativa tra proseguire con il sostegno alle imprese e ai ceti deboli o tenere i conti in ordine. Poi la guerra, il Covid, il lavoro, i migranti. La maggioranza ondeggia un po'. «Voglio lealtà», ha detto la Meloni l'altro giorno dopo aver mandato il cognato Francesco Lollobrigida all'attacco di Forza Italia. «Vogliamo rispetto e ascolto», la replica del capogruppo azzurro alla Camera Alessandro Cattaneo, «non siamo i Pierini della coalizione». E la Lega aspetta al varco sui suoi temi.
Non tira un'aria distesa. Giorgia nelle prossime ore convocherà il suo stato maggiore per riorganizzarsi, intanto in video collegamento annuncia che intende tirare dritto. «Non dobbiamo temere di prendere decisioni impopolari», come quella sulle accise dei carburanti che ha fatto impennare i prezzi. «Ci saranno altri momenti difficili, ma alla fine di questo periodo l'Italia sarà meglio di come l'abbiamo trovata. Lo spread è a 182, la Borsa è andata più che bene, la differenza la fa la serietà e la determinazione del governo. Vogliamo agire con velocità perché non c'è tempo da perdere». E tra cinque anni «voglio vedere i dati macroeconomici, della natalità, della produttività».
Nel frattempo ci sono emergenze da superare e riforme da approvare. Il gas per esempio: prosegue la campagna di diversificazione lanciata da Mario Draghi «perché non possiamo essere dipendenti». Il sostegno alle imprese. La semplificazione della burocrazia. «E il presidenzialismo, che rimane una nostra priorità, siamo disposti a parlare con tutti per condividere la riscrittura delle regole, però si tratta di un impegno che vogliamo onorare».
Insomma, dice la Meloni, «abbiamo di fronte un periodo complesso», tuttavia «lo scenario carico di crisi non deve impedirci di guardare al futuro con speranza, dobbiamo passare dalla gestione dell'emergenza a pensare in grande». Non sarà facile e la premier se ne rende conto.
«Non c'è giorno e non c'è ora in cui non mettiamo tutti noi stessi in questo impegno. Faremo quello che va fatto, quello che è giusto in coscienza». Chiusura ottimistica: «La nostra avventura e appena cominciata. Ci interessa il risultato da raggiungere, il resto non conta».
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