Meloni punta a Ecr come "ponte" tra Ppe e Patrioti. In Croazia presenti anche i big di Fidesz

Alla tre giorni di Dubrovnik Giordano (Fdi) invita popolari e sovranisti. Morawiecki guarda alla presidenza

Meloni punta a Ecr come "ponte" tra Ppe e Patrioti. In Croazia presenti anche i big di Fidesz
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A piccoli passi - e senza il clamore di un raduno nella bergamasca - Giorgia Meloni continua a tessere la sua tela europea. E lo fa nella duplice veste di presidente del Consiglio italiano e presidente di Ecr, il partito dei Conservatori europei che oggi al Parlamento Ue vanta la quarta delegazione per numero di eurodeputati (78).

Da premier è infatti riuscita a tenere aperto un canale diretto con Ursula von der Leyen, così forte da portare Raffaele Fitto a una delle sei vicepresidenze esecutive della Commissione Ue (gli hearings del Parlamento Ue inizieranno il 4 novembre) e con la non scontata benedizione del Ppe. Mentre da presidente dei Conservatori ha continuato a lavorare per creare un ponte tra i Popolari e l'area che c'è a destra di Ecr. A partire dai Patrioti, che sono sì il terzo gruppo al Parlamento Ue per numero di eurodeputati (84), ma ancora non hanno superato il cosiddetto «cordone sanitario» imposto da Ppe, S&D e Renew. Tant'è che - a differenza di Ecr - non hanno avuto accesso ad alcun ruolo apicale.

Non è un dettaglio. Perché se è chiaro che l'asse tra Ppe (188 europarlamentari) e Socialisti di S&D (136) resta il pilastro del bis di von der Leyen, è altrettanto evidente che il voto europeo di giugno ha spostato gli equilibri dell'Eurocamera a destra. E nel corso di una legislatura che andrà avanti fino al 2029 saranno molte le occasioni in cui al Parlamento Ue il Ppe si muoverà guardando a destra più che a sinistra: dall'immigrazione al green, passando per i temi etici.

Così, non è affatto un caso che Antonio Giordano - deputato di Fdi e segretario generale di Ecr - abbia deciso di allargare il panel degli speakers invitati a intervenire al secondo congresso sulla famiglia che Ecr organizza a Dubrovnik tra il 18 e il 20 ottobre. Ci saranno esponenti dei Conservatori che arrivano da mezza Europa, certo. E pure rappresentati dei Popolari (tra cui il deputato di Forza Italia Fabrizio Sala). Ma, soprattutto, interverranno due big di Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orbán, ispiratore insieme a Marine Le Pen del gruppo dei Patrioti (a cui aderisce anche la Lega). In Croazia, infatti, ci saranno sia Kinga Gal, vicepresidente dei Patrioti e capo-delegazione di Fidesz a Bruxelles, che Zsófia Koncz, sottosegretaria alla Famiglia ungherese.

È un segnale da non sottovalutare. E rientra nel percorso che Ecr segue da qualche anno, deciso a ritagliarsi il ruolo di ponte tra Ppe e l'area alla sua destra. In particolare su alcuni temi, tra cui la famiglia. Non a caso, poco più di un anno fa, Meloni fu ospite di Orbán al Budapest Demographic Summit.

Insomma, un approccio inclusivo quello di Ecr. Che guarda anche alle altre galassie della destra europea. A Dubrovnik, per dire, saranno presenti tutti e quattro i partiti della destra croata (e solo uno aderisce a Ecr), ma pure esponenti dei Tory, i conservatori inglesi che dopo la Brexit hanno abbandonato quell'Ecr party che di fatto avevano fondato nel 2009. Un riavvicinamento che passa per il congresso del Partito conservatore britannico della scorsa settimana a Birmingham, con Giordano unico italiano invitato.

Ma l'appuntamento in Croazia sarà anche la prima di Antonella Sberna da vicepresidente del Parlamento Ue, carica che fino ad oggi nessun esponente dei Conservatori aveva ricoperto. E, forse, sarà pure l'ultima di Mateusz Morawiecki, ex primo ministro polacco. L'esponente del Pis è nel panel conclusivo della tre giorni croata, ma pensa soprattutto al passaggio di consegne per la presidenza di Ecr party. Meloni è infatti pronta a lasciare la carica da tempo ed è scontato che il suo successore sarà un esponente del Pis.

Morawiecki ci spera e lo considera un passaggio chiave per la sua candidatura alle presidenziali polacche del 2025. Ma l'ultima parola, come da sempre accade nel Pis, spetterà al padre fondatore (e padrone) Jaroslaw Kaczynski.

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