Merkel appesa a un filo: l'accordo ancora non c'è Lo scoglio sono i rifugiati

Stop agli arrivi e ricongiungimenti familiari: tra i partiti l'intesa non arriva. Ultimatum scaduti

Merkel appesa a un filo: l'accordo ancora non c'è Lo scoglio sono i rifugiati

Berlino I tedeschi aspettavano una risposta definitiva per le 18 di ieri. Era stato il leader del partito liberale (Fdp) Christian Lindner ad assicurare che almeno questa scadenza sarebbe stata rispettata. Quella fissata due giorni prima, venerdì a mezzogiorno, era andata a vuoto per l'incapacità dei quattro partiti chiamati a formare il governo a trovare un accordo di massima sulle linee guida del prossimo esecutivo. Ieri sera, invece, i tedeschi sono andati a letto senza avere la certezza che cristiano-democratici (Cdu), cristiano-sociali bavaresi (Csu), Verdi e Liberali siano in grado di guidare il Paese per i prossimi quattro anni.

Al netto delle discussioni avviate lo scorso 18 ottobre su fiscalità generale, investimenti, Europa e spesa sociale, i nodi irrisolvibili restano due: la politica energetica e la gestione dei profughi. Due questioni sulle quali i Verdi hanno una visione del tutto antitetica a quella degli altri partiti. Gli ecologisti vogliono la progressiva uscita della Germania dal carbone, che i Liberali rifiutano, mentre i cristiano-sociali chiedono uno stop ad altri arrivi e ai ricongiungimenti famigliari, in netta antitesi con i desiderata del partito ecologista. Angela Merkel, tuttavia, non può fare a meno di nessuno: dei Verdi ha bisogno per avere una maggioranza in Parlamento. Allo stesse tempo non può rompere con la Csu, ossia con la costola bavarese del suo stesso partito, la Cdu.

Un antico accordo non scritto vuole che i cristiano democratici si presentino alle elezioni in tutta la Germania, Baviera esclusa. Quest'ultima è feudo esclusivo dei cristiano-sociali, che poi al Bundestag formano un gruppo unico con la Cdu. Per sfortuna di Merkel, la Baviera è anche il Land dal quale sono passati gran parte del milione di profughi mediorientali ai quali lei stessa ha offerto protezione e accoglienza ad agosto del 2015. A causa dell'emergenza-profughi provocata da Berlino, alle ultime elezioni la Csu ha subito un tonfo senza precedenti (-10,5%). Voti passati, armi e bagagli, agli xenofobi di Alternative für Deutschland. Il nodo dei rifugiati, in altre parole, si sta ritorcendo a distanza di due anni sulla cancelliera dell'accoglienza.

Dopo aver bruciato due scadenze, Merkel deve ora chiarire se può dare un governo al paese ma la sua immagine appare logorata. Nella migliore delle ipotesi i quattro partiti si accorderanno per una coalizione nero-giallo-verde da varare entro Natale: Merkel in questo caso si troverà alla testa di un esecutivo litigioso e il suo status in Europa uscirà diminuito. Il governo sarebbe poi alla mercé di eventi politici esterni, a cominciare dalle elezioni statali in Baviera il prossimo autunno.

Le alternative per la cancelliera sono anche peggiori. La prima è quella di abbandonare i Verdi al loro destino e di formare un governo di minoranza con i soli Liberali, ma la Germania vede gli esecutivi deboli come il fumo negli occhi. Abituati a programmare a lungo termine ogni tipo di investimento, i tedeschi detestano gli imprevisti, e i sondaggi dicono già che la maggioranza degli elettori preferirebbe tornare a elezioni. Un'opzione esperibile solo con un voto di sfiducia del Bundestag al cancelliere incaricato. Quale leader del partito di maggioranza relativa, la cancelliera uscente dovrebbe farsi dare l'incarico dal presidente al solo scopo di ricevere uno schiaffone in faccia dal Parlamento.

Anche per Merkel sarebbe poi difficile ripresentarsi come leader

capace di unire il Paese. Il ritorno alle urne, al contrario, sembra l'unico arma in mano ai partiti per obbligare la Cdu a occuparsi di una questione ignorata da almeno due lustri: quella della successione ad Angela Merkel.

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