Metamorfosi Taverna: da regina del "vaffa" a convinta europeista

La conversione della grillina che si esprimeva con frasi del tipo: «Ma va a morì ammazzato»

Metamorfosi Taverna: da regina del "vaffa" a convinta europeista

Era la più scalmanata del M5s e oggi interpreta la parte della responsabile. Non è il fallimento di Luigi Di Maio la vera sorpresa, ma è il nuovo costume di Paola Taverna la vera notizia. Da mammaccia del vaffa si dichiara adesso madamina d'Europa. In un'intervista al Fatto Quotidiano, la Taverna ha illustrato il suo manifesto: «Voglio rendere l'Italia un grande Paese che si afferma dentro l'Europa». Va quindi consegnata alla storia del galateo questo epocale mutamento della più infuriata parlamentare della repubblica, straordinaria urlatrice che ha terrorizzato l'aula, inseguito avversari definiti «merde e mafiosi» e infine liquidati con: «Ma va a morì ammazzato». Più grillina di Beppe Grillo, la Taverna si è conquistata un ruolo per i suoi insulti, come quelli dell'ottobre del 2017: «Sò dei cacasotto; Forza Italia e la Lega fanno un teatrino. Vogliono andare a governare con il Pd. Ce stanno a pija pe er culo». È finita che è andata lei a governare con la Lega.

Da quando si è formato il governo non ha purtroppo più composto i sonetti alla Belli che pubblicava sui social: «Come l'avvortoi sulle carogne, compaiono sul Parlamento ormai defunto coloro che nascosti nelle fogne oggi siedono a votar punto su punto». Oggi è vicepresidente del Senato che presiede e che la impegna totalmente salvo quando deve assalire i dissidenti considerati «una piccola pletora di miserabili» o difendere la madre. Sfrattata per decisione di Virginia Raggi, la madre è andata a vivere proprio dalla figlia. Poche settimane fa, ha raccontato, lei stessa, questo trasferimento coatto, («È stata una vicenda incredibile») e avvisato la sindaca: «Sono incazzata nera». Ecco, sembrava l'antica leonessa, quella che si metteva alla testa degli abitanti inferociti di Tor Sapienza che le urlavano «Qua non te vojamo. Non vojamo politici» e a cui lei replicava: «Io nun so politica».

C'era sicuramente, ancora, il ricordo della fatica dei suoi mille mestieri (segretaria, grafica...) e che giustamente inseriva nel curriculum da giacobina che voleva sfasciare tutto. Ma ascoltatela, anzi, leggetela ieri. La sconfitta? «Abbiamo perso ma non è un calo strutturale». E Salvini? «Si è comportato da contraente di minoranza». Protettrice dei no vax di cui amplificava le ragioni, («Da piccoli andavamo dai cugini malati per immunizzarci») nei mesi scorsi ha annunciato il suo Sì Vax e rivelato che le mancano solo due materie per laurearsi (tesi sul reddito di cittadinanza) in scienze politiche.

Tra quelli che vorrebbero togliere almeno un incarico a Di Maio, si è servita della lusinga anziché dei modi spicci di Gianluigi Paragone: «Luigi ha molti incarichi ed enormi responsabilità...». Insomma, nessuno più la riconosce. Va bene che volevano superare la democrazia ma qui sono andati oltre. Hanno fatto credere alla Taverna che sia lei la nuova Angela Merkel.

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