La mia naia da Fantozzi in fuga per un falso allarme

Lanciai un Sos a caso e in mare si scatenò l'inferno. Ma è molto più ridicola l'idea di tornare alla leva

La mia naia da Fantozzi in fuga per un falso allarme

«Mayday! Mayday!» si sentì dire un giorno da una radio. Partirono quattro motovedette della guardia costiera, cercarono per tre giorni, ma non trovarono nessuno. Per forza, nessuna nave stava affondando. Questo perché fu solo un imbecille a dare il segnale d'allarme, trent'anni fa, e quell'imbecille ero io, adesso ve lo posso confessare. Credo la cosa sia caduta in prescrizione, ma se non mi vedrete più scrivere significa che mi hanno arrestato. Ma ero davvero un imbecille?

Intanto andiamo con ordine: si annuncia il ritorno del servizio militare obbligatorio perché sarebbe «istruttivo»? Mentre non obbligatori diventano i vaccini, quando quelli istruiti, vale a dire la comunità scientifica, dicono che dovrebbero esserlo? Un non obbligo che si oppone alla scienza, e il ritorno di un obbligo di leva militare che sarebbe istruttivo? Istruttivo a cosa?

Mayday mayday, ora lo dico perché so cosa significa. Perché io sono stato uno degli ultimi a fare il servizio di leva obbligatorio, in Marina, nonostante mi fossi fatto raccomandare per essere riformato, ma la mia raccomandazione non era abbastanza forte. Mi presero lo stesso, nonostante tutto quello che mi ero inventato per non farlo: tonsillite, predisposizione alle polmoniti, attacchi di panico, non ci fu niente da fare, l'esercito aveva bisogno di me, a cosa gli sia servito non si sa. A me hanno tolto solo un anno di vita e di studio.

E non mi hanno insegnato neppure cosa volesse dire: mayday. Per me era come dire «Roger», o «Ehilà c'è nessuno?», per questo quando mi ritrovai a fare la spesa a Porto Santo Stefano dall'auto della capitaneria presi la radio e dissi «Mayday! Mayday!». Mi sembrava carino. Era la prima cosa che mi venne in mente, l'avevo sentita nei film. Al mio ritorno trovai una mobilitazione generale, e ovviamente mi guardai bene dal confessarlo, altrimenti mi avrebbero processato. Ma non era colpa mia se ero un imbecille e se non sapevo cosa fosse un mayday. Non me lo aveva insegnato nessuno. Neppure quello.

Come nessuno, d'altra parte, ci ha mai insegnato a sparare. Giusto una volta, durante l'addestramento, ci misero un fucile in mano e ci dissero di premere il grilletto mirando a dei bersagli lontani, e la maggior parte di noi colpiva solo mucchi di sabbia, o neppure quelli. Durò al massimo due ore, dopo di che dissero «Ok, sapete sparare», e io pensai: eh?

Non per altro un giorno a Porto Santo Stefano si sfiorò la tragedia: a un mio commilitone partirono dei colpi, dentro la capitaneria, a pochi metri da me, avrebbe potuto tranquillamente uccidermi. Non sapeva che non c'era la sicura, forse non sapeva neppure esistesse una sicura, ma anche lui non era un imbecille, nessuno glielo aveva detto. E comunque cosa ci faceva dentro la capitaneria con un fucile? Doveva starci perché c'era la Guerra del Golfo. Come se Saddam Hussein avesse potuto attaccarci da un momento all'altro lì, a Porto Santo Stefano.

E dunque? A cosa mi è servito l'anno di militare? Assolutamente a niente, anche perché io volevo studiare, volevo fare lo scrittore, non Rambo, e dunque al limite mi è servito a leggere Proust e Flaubert e Joyce e Kafka di nascosto, controllato da sergenti analfabeti che se mi vedevano con un libro mi guardavano come se fossi pazzo.

Eppure, mentre il ministro dell'Interno invoca il ritorno al servizio di leva obbligatorio perché «istruttivo», quando io per istruirmi ho dovuto ritardare di un anno l'università a causa del servizio militare e sono in grado di sparare solo dentro videogame come Call of Duty, vorrei fargli notare che il più grande esercito al mondo è quello degli Stati Uniti. Dove il servizio militare è volontario. Dove ci sono i marines. Dove ci sono le più avanzate università del mondo.

Dove, a differenza nostra, le guerre mondiali le hanno sempre vinte, salvandoci anche il culo dai nazisti e dai comunisti. E dunque mayday mayday, stavolta lo dico sul serio. Per i giovani, non per me, che ormai quell'anno l'ho regalato allo Stato trent'anni fa, e chi s'è visto s'è visto, e spero di non vederli più.

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