Qui nel Casino Algardi, sotto i soffitti stuccati, "si parla italiano", dicono Edi e Giorgia, la strana coppia, al termine di quello che, più che un summit, è un matrimonio. Insomma, sì, abbiamo adottato l'Albania: a Villa Pamphilj primo vertice intergovernativo, sorrisi, inni, bandiere, strette di mano, scambi di documenti, sedici protocolli d'intesa e un focus sull'accordo sui migranti che per la Meloni "è valido come non mai".
Polemiche, ricorsi, provvedimenti giudiziari. "Tanti hanno lavorato per frenarlo o bloccarlo ma noi siamo determinati ad andare avanti perché è un meccanismo che ha la potenzialità di cambiare il paradigma sulla gestione dei flussi". Di più. "Un modello di collaborazione e integrazione europea". E a questo punto Tirana è quasi pronta per entrare nell'Unione. Magari nel 2028, quando l'Italia sarà presidente di turno della Ue. "E tu sarai ancora a Palazzo Chigi", dice Rama,
Risate, affettuosità varie, Con il premier socialista "piena intesa e un rapporto profondo". Un'amicizia forte tra i due Stati, spiega Meloni, consolidata dal protocollo sull'immigrazione.
"In Italia molti sostengono che non sia efficace. Eppure in Europa esiste un gruppo che ormai è la maggioranza di Paesi membri che si riunisce prima dei Consigli per parlare della volontà di trovare soluzioni innovative e replicare il nostro modello". Chiama Edi come testimone: "Può confermare che ci sono alcune nazioni che tentano di inserirsi nello stesso protocollo". Perché? "Perché sono convinti che si tratti di un'iniziativa rivoluzionaria che può portare risultati". Certo, ammette Giorgia, i centri di Shengjin e Gjader sono ancora semivuoti, "finora il sistema non ha funzionato come dovrebbe, però conosciamo le ragioni", e cioè il blocco continuo dei trasferimenti e le diatribe sui Paesi sicuri. Tra sette mesi entrerà in vigore il patto per l'immigrazione, tutto andrà a posto e si vedrà "che abbiamo perso due anni e di chi è la responsabilità". Quanto all'Albania, "si comporta già da membro Ue". Tra pochi giorni inizieranno gli ultimi negoziati tecnici per l'adesione di Tirana all'Unione. "Sono capaci di una solidarietà con i Paesi con cui coopera che di rado si vede".
"Abbiamo fatto un grosso lavoro insieme in questi anni" e l'Italia è stabilmente il principale partner commerciale del Paese delle Aquile. L'idea adesso è di stringere il legame. "Ci sono oltre tremila nostre imprese impegnate. Vogliamo imprimere una profondità maggiore per rendere sistematici i rapporti creando nuovi filoni grazie a Simeste e Cdp e con un business forum all'inizio del 2026". E qui si inserisce il maxi accordo firmato a Villa Pamphilj alla presenza di venti ministri. Economia, infrastrutture, sicurezza, difesa, energia, salute, ambiente, formazione, ecco i capitoli. Tra cui una partnership tra Fincantieri e l'albanese Kanyo. "Sette navi saranno costruite a Pashaliman - ricorda lo stesso Rama - da un'impresa italo-albanese, in cui la parte italiana è Fincantieri e quella albanese è Kayo. Impresa che creerà lavoro, e che fornirà all'Italia, all'Albania se ne avrà bisogno, e ad altri Paesi, le navi, che sono così importanti in questi giorni". "Per noi è una giornata storica - conclude Rama - perché è la prima che i nostri governi si siedono insieme per parlare di progetti e futuro comune.
In questi non pochi anni in cui ho il privilegio di guidare l'Albania non ho mai avuto dubbi sulle buone intenzioni italiane, non dimentico le vostre braccia sempre aperte e quanto ci avete aiutato con i vigili del fuoco per il terremoto del 2019. Ma con questo esecutivo c'è l'amore, il voler fare e pure il fare".