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Migranti, vescovi critici. Salvini non cede: "Mi pagano gli italiani"

Bassetti (Cei) contro il decreto sicurezza: "Alcune norme sono incostituzionali"

Migranti, vescovi critici. Salvini non cede: "Mi pagano gli italiani"

Visto dall'alto delle Mura Aureliane, il ministro dell'Interno Matteo Salvini non dovrebbe avere propriamente le sembianze di quell'acclamato salvatore della Penisola dall'invasione dei migranti, come mediaticamente forse appare. E per quanto Sua Santità Francesco abbia ammesso che il segreto di una buona accoglienza sta nella necessaria organizzazione del Paese ospitante che ne sappia curare l'integrazione, i vescovi sono preoccupati dalla politica salviniana. L'aveva anticipato il segretario della Cei, monsignor Galatino, qualche giorno fa, giudicando «brutto segnale» il fatto che «si parli di immigrati all'interno del decreto sicurezza: significa giudicare già l'immigrato pericolo pubblico per il suo essere immigrato e non per i comportamenti che può avere».

Ma ieri, al termine del Consiglio Episcopale Permanente, è stato lo stesso presidente della Cei, Gualtiero Bassetti a esprimere in chiaro questi timori profondi nutriti Oltretevere. «Un decreto dovrebbe fronteggiare un periodo di emergenza e, per quello che ho letto, il nostro decreto abolisce i permessi per motivi umanitari...», ha esordito. Per poi entrare nel dettaglio: «In sostanza, si toglierebbe a prefetti e giudici quella discrezionalità sulla protezione umanitaria mentre rimarrebbero solo permessi per cure mediche o per necessità di rientro nei paesi d'origine per breve tempo». Ciò però che il capo dei vescovi ritiene addirittura incostituzionale è l'espulsione al primo grado di condanna. «Se basta questo, mi sembra si faccia qualcosa che non è proprio in pieno con quanto previsto dalla Carta, perché non tiene conto dei tre gradi di giudizio».

Trattandosi di fatti e legislazioni interne a un altro Stato, ovviamente il cardinale ha ammantato le sue critiche di prudenza, sottolineando che «il decreto è ancora in fieri, quello che dico lo dico a pelle, non ho avuto tempo di leggerlo e di approfondirlo, e sembra poi che possa essere ancora ritoccato: deve intervenire ancora il presidente della Repubblica ed, essendo questa una bozza, credo che le osservazioni della Chiesa possano essere utili...». Parole ulteriormente interpretabili come auspici, se non come veri e propri suggerimenti in vista di modifiche parlamentari o, persino, quando sarà, dinieghi di controfirma e promulgazione da parte di Mattarella. Certo è, ha ancora sottolineato Bassetti, che «noi siamo pastori e come tali ci interessa la solidarietà e l'integrazione anche se ci vogliono criteri, come ha precisato il papa. Francesco ha detto che l'accoglienza è un conto, l'integrazione è importante, ma serve poi un discernimento... Si tratta di capire di quanti ogni Stato si può far carico ance se non in un modo indiscriminato. Però, nel momento in cui accolgo, mi impegno e do la cittadinanza». L'accoglienza ricevuta da tali preoccupazioni da parte di Salvini, invece, non è stata diversa da quella che ci si poteva immaginare, e non molto diversa dal «pensino alle anime» dichiarato qualche giorno fa dal suo collega Centinaio. Da Tunisi, Salvini ha tagliato corto: «Mi fa piacere che in Vaticano e altrove ci sia gente che si occupa di migranti in Italia, ma il mio stipendio è pagato da 60 milioni di italiani che vogliono sicurezza... Vogliamo garantire persone che scappano davanti a vere guerre e vogliamo dichiarare invece guerra agli scafisti, ai mafiosi e ai trafficanti di esseri umani.

Siamo riusciti a ridurre il numero di clandestini, portandolo a 20mila dai 100mila di un anno fa».

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