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"A Milano certi pm cecchini della politica. E ora chi mi ripaga?"

L'ex governatore lombardo assolto: "Non è giusto tenere in ballo qualcuno per 6 anni"

"A Milano certi pm cecchini della politica. E ora chi mi ripaga?"

Condannato a Milano in primo grado e in appello, assolto con formula piena giovedì sera dalla Cassazione. Roberto Maroni, ex governatore della Lombardia, che voto dà al sistema Giustizia al termine di questo lungo viaggio al suo interno?

«Insufficienza piena. Non si può consentire che una persona venga tenuta in ballo sei anni per poi finire così, senza conseguenze per chi ha sbagliato. Se un politico sbaglia non viene rieletto, un manager viene licenziato, un giornalista finisce a fare le brevi". Se sbaglia un magistrato non solo non gli succede niente ma spesso fa carriera, soprattutto se attacca i politici. Gli sbagli sono sempre ammessi, ma se hai in mano la vita della gente non può esserti consentito di continuare a sbagliare».

Un errore in buona fede lo facciamo tutti.

«Milano ha tante qualità da tutti i punti di vista. Poi però c'è la giustizia, il rito ambrosiano applicato dalla magistratura: sono i cecchini della politica, gli alfieri di un sistema che non punta all'accertamento della verità ma a un processo sommario e violento che porta alla inevitabile distruzione della dignità e della reputazione della persona coinvolta. Roma almeno in questo è meglio di Milano, a Roma questa ossessione contro la politica non c'è, e infatti sono stato assolto. Errori in buona fede? In Cassazione anche il procuratore generale ha detto che nei processi contro di me era stata violata la legge».

In questi sei anni si è sentito nel mirino?

«Certo. Fin dall'inizio, quando nelle indagini sulla Agusta arrestarono Giuseppe Orsi due settimane prima del voto per la Regione, e lo indicarono come mio amico. Potevano farlo un po' prima o un po' dopo il voto, invece guarda caso scelsero proprio quel momento. Io venni lo stesso eletto ma Giuseppe Orsi ha avuto la vita rovinata. Poi hanno assolto anche lui, ma intanto è stato distrutto. Guarda caso il procuratore che arrestò Orsi è lo stesso che poi ha fatto inchiesta e processo contro di me... Io ho le spalle larghe, sono felice di come è finita, non ho desidero di rivalsa verso nessuno, credo nella giustizia. Ma mi metto nei panni di chi ha la vita rovinata, degli amministratori pubblici devastati dal rito ambrosiano della giustizia e dai suoi epigoni. Per cui faremo una cosa che si chiama Presunto Innocente, un Soccorso Verde come una volta esisteva Soccorso Rosso che aiuti gli amministratori pubblici e tutti i cittadini che finiscono in queste maglie. Verde come il colore della speranza. Ma servirebbe soprattutto che la politica riprendesse il controllo della situazione, facesse quelle poche riforme che sono indispensabili, dalla separazione delle carriere e l'abolizione della obbligatorietà dell'azione penale fino alla responsabilità civile dei magistrati, non solo in caso di dolo ma anche di colpa grave e inescusabile. Come è possibile che io sia dovuto arrivare fino in Cassazione per vedere riconosciuto che nei miei processi era stata violata la legge?».

Ce la farà, la politica?

«No, perché è una politica debole, asservita all'antipolitica».

Se non l'avessero incriminata sarebbe ancora presidente della Regione?

«Lì, nella mia decisione di non ricandidarmi, hanno influito tante cose: la mancata assegnazione a Milano dell'Agenzia del farmaco, certe vicende interne alla coalizione, alcune dinamiche interne alla Lega. Ma è chiaro che anche l'inchiesta contro di me è stata importante. Forse non la causa più importante in assoluto, ma una delle più importanti. Sa perchè? Perchè mi sono ritrovato sotto processo per avere rispettato la legge. Se ti accusano di averla violata, puoi difenderti. Ma io sapevo di averla rispettata, e lo riconosce la sentenza della Cassazione di giovedì sera (la vicenda è quella di una ex collaboratrice di Maroni che ottiene una consulenza da una società della Regione, ndr). A quel punto difenderti diventa impossibile, al cospetto di una magistratura ostile che ti ha messo nel mirino non c'è difesa anche se sei la persona più onesta del mondo. Io, lo dico senza supponenza, mi considero una delle persone più oneste del mondo.

E la sentenza della Cassazione lo ha riconosciuto».

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