
Annaffiati. Con i getti degli idranti puntati direttamente su di loro, duecento manifestanti appena. Giovani immigrati, italiani di seconda generazione, dinoccolati e griffati e che per l'occasione si sono travestiti da "cattivi", con il volto coperto. Quattro gatti (e per giunta "maranza", quindi totalmente non politicizzati, ma solo fracassoni) per un corteo oceanico in cui a marciare per le strade della città si sono contate 80mila persone. Una netta minoranza, quindi. Che però al termine della protesta ha occupato per tre ore la carreggiata della Tangenziale Est, lanciando pietre e sassi, ma anche petardi e fumogeni contro la polizia e bloccando il traffico all'estrema periferia sud est della città, a Lambrate, allo scopo di "animare" a ogni costo la fase conclusiva di una protesta enorme ma sostanzialmente pacifica fino a quel momento. E trascinandosi dietro altri duemila manifestanti, convinti che la giornata non potesse finire lì. E che ci potesse scappare un'altra guerriglia urbana, come ill 22 settembre davanti alla Stazione Centrale.
Mancano pochi minuti alle 15.30 di ieri. A Milano sta per terminare il più imponente tra i cortei lombardi contro il genocidio a Gaza, in nome dei valori costituzionali e in difesa della magra fine dell'avventura della Global Sumud Flotilla. In realtà la manifestazione "ufficiale", organizzata dai sindacati e capeggiata da Cgil e Cisl in occasione dello sciopero nazionale congiunto dei lavoratori del settore pubblico e privato, è partita alle 9 dal cuore della città, Porta Venezia, per concludersi dopo circa tre ore a Città Studi, in piazza Leonardo Da Vinci, davanti alla sede del Politecnico. Poi dalla vicina piazza Piola di corteo ne è partito subito un altro, altrettanto variegato sul fronte dei partecipanti - gente comune, manifestanti proPal, antagonisti, studenti, Usb e Cub, la maggior parte dei quali semplicemente autotravasatisi da una protesta all'altra - e decisi a raggiungere le Tangenziali, anche se non per occuparle: gli accordi verbali con la questura per questo secondo corteo - non preavvisato e quindi "abusivo" - prevedeva che i manifestanti entrassero e subito uscissero dalle Tangenziali, meta finale e simbolica del serpentone. Gli "antagonisti" - un termine che in questo contesto, com'era accaduto durante i violenti attacchi di settembre in Centrale, certo non si riferisce a gente d'area e tanto meno agli anarchici, ma a giovani immigrati di seconda generazione - hanno preferito però fare a modo loro, soprattutto dopo che ieri hanno visto svanire davanti alla stazione ferroviaria di Lambrate, blindata, la possibilità di una replica del 22 settembre in Centrale. In serata, dopo un sit in in piazza Oberdan, tentano di raggiungere piazza Duomo in corteo ma ancora la polizia usa gli idranti.
Ed è così che la questura, che ha evitato qualsiasi contatto con i manifestanti anche davanti all'occupazione delle Tangenziali, contro sassi, petardi e fumogeni ha utilizzato prima i lacrimogeni e immediatamente dopo gli idranti per disperdere i facinorosi. Quest'anno a Milano era già successo il 17 maggio, durante gli scontri contro il "Remigration Summit", quando la polizia intervenne con idranti e manganelli mentre i manifestanti lanciavano fumogeni. Ma prima di allora era da parecchi anni che in ordine pubblico non si ricorreva agli idranti.
Del resto era dai tempi dei lavoratori ex Alfa Romeo, che ad Arese bloccavano l'autostrada per protestare contro i piani di ridimensionamento delle attività, che non si vedeva una occupazione della sede stradale come quella di ieri. E prima dobbiamo risalire agli anni Settanta, gli "Anni di piombo", per assistere ai blocchi stradali per le agitazioni di operai e studenti.