Milano, rivolta dei vigili «La guerra all'Isis? Non possiamo farla noi»

Ghisa allarmati dai nuovi compiti di controllo Appello dei poliziotti: «Armi anche fuori servizio»

Alberto Giannoni

Milano Altolà dei vigili urbani: scoprire potenziali terroristi o fanatici è un compito di intelligence che noi non possiamo assumere.

Lo stop arriva a Milano, dove il segretario cittadino del Sulpm, il sindacato unitario lavoratori di polizia municipale e locale, Daniele Vincini, ha scritto all'assessore alla Sicurezza, Carmela Rozza, e al comandante Paolo Ghilardi, chiedendo un urgente incontro chiarificatore. L'agitazione dei «ghisa» milanesi è legata alle misure decise dopo il terribile attentato islamista di Barcellona. Milano è potenzialmente nel mirino, come altre metropoli europee, e negli anni non sono mancate minacce reali, presenze inquietanti o piani omicidi. Nel 2009 il libico Mohamed Game provò a farsi saltare in aria davanti alla caserma Santa Barbara. Ma ci sono anche tracce di veri e propri «colonnelli» della rete jihadista, come il tunisino Moez Fezzani. A ogni attacco del terrorismo in Europa, la città ha risposto attivando nuove misure. Il 19 agosto, dopo la strage catalana, si è riunito in prefettura il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, cui ha partecipato anche il vicesindaco Anna Scavuzzo, col comandante vicario Ghirardi (che regge il corpo milanese dopo le dimissioni del capo Antonio Barbato). Il centro di Milano è stato riempito di altri «jersey», con l'obiettivo di prevenire azioni di «car jihad». Barriere di cemento sono state collocate anche alla Darsena, cuore della movida, e saranno coinvolti anche luoghi dello shopping come via Montenapoleone e corso Buenos Aires. L'assessore alla Sicurezza Carmela Rozza, molto decisa in quest'operazione, ha anche ricordato che da luglio la Polizia locale ha ripristinato la figura del vigile di quartiere «con una nuova formula, con l'obiettivo di conoscere il territorio, elemento importante soprattutto nei quartieri periferici». Ed è su questo coinvolgimento che il più rappresentativo fra i sindacati dei vigili avanza dubbi di non poco conto, facendo riferimento a una dichiarazione dell'assessore, che su facebook avrebbe evocato il lavoro che Palazzo Marino sta facendo «per sensibilizzare vigili di quartiere e assistenti sociali, insegnando loro a riconoscere e prevenire i segnali precoci di adesione radicale all'islam». Per il segretario del Sulpm, Vincini, parole che fanno sorgere «numerosi interrogativi». «L'individuazione di potenziali terroristi - ricorda - è un'attività di preminente competenza del ministero dell'Interno e della locale Dda». In ogni caso, proseguono i vigili, «è a tutti gli effetti un'attività di intelligence che richiede un addestramento e una formazione di altissimo spessore». Ora i vigili chiedono un incontro per capire quali sono formazione e impiego previsti. E intanto preannunciano: «Esporremo tutte le nostre riserve, a tutela della sicurezza dei lavoratori della polizia locale», che «non sono riconosciuti come appartenenti alle forze di polizia».

In direzione opposta, a livello nazionale, va invece un richiamo al personale delle forze (queste sì) di polizia, perché «porti con sé l'arma di ordinanza anche fuori dal servizio» è stato espresso nel

Comitato di analisi strategica antiterrorismo. L'invito emerge da una nota che il Dipartimento amministrazione penitenziaria ha diramato dopo la riunione del Casa alle carceri e alle diramazioni del sistema penitenziario.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica