Milano, travolta e uccisa in bici. È la quarta vittima in sei mesi

La 60enne morta sotto una betoniera: era nell'angolo cieco. La polemica: "Troppi mezzi pesanti in città"

Milano, travolta e uccisa in bici. È la quarta vittima in sei mesi
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La ciclista di 60 anni travolta a uccisa da una betoniera ieri a Milano è la quarta vittima in bici investita in città da un mezzo pesante dall'inizio del 2023. La dinamica, con la vittima travolta perché si trova nel cosiddetto «angolo cieco» dove l'autista del camion non può vederla, è sempre la stessa. Per questo si torna a discutere di una regolamentazione della circolazione dei tir sulle strade della metropoli.

Sull'incidente di ieri la Procura di Milano ha aperto un'inchiesta per omicidio stradale. Con l'arrivo sul tavolo del pm di turno Stefano Civardi dei primi atti d'indagine della polizia locale, è stato iscritto nel registro degli indagati, per permettere tutti gli accertamenti, il conducente della betoniera. L'uomo è risultato negativo ai primi test su alcol e droga. L'incidente è avvenuto intorno alle 9.30. Sul posto sono intervenuti anche il 118 e i vigili del fuoco. Dai primi accertamenti sulla dinamica emerge che la ciclista, Alfina D'Amato, si trovava vicino alle strisce pedonali, ma procedeva affiancata alla betoniera che andava nella stessa direzione arrivando da via Predabissi. Quando il mezzo pesante ha svoltato in piazza Durante, non lontano da piazzale Loreto, non accorgendosi della presenza della donna, l'ha investita. La 60enne è stata rianimata con fatica degli operatori del 118 e trasportata in codice rosso al Policlinico, dove però è arrivata in condizioni molto gravi e morta poco dopo. L'autista della betoniera si è fermato subito ed è stato interrogato dai vigili. A Milano è ancora aperta un'altra inchiesta per un fatto molto simile a carico del guidatore di un'altra betoniera, che il 20 aprile scorso investì e uccise una donna di 39 anni, Cristina Scozia, mentre era sulla sua bici all'angolo tra via Francesco Sforza e corso di Porta Vittoria, nel pieno centro città, nei pressi della Biblioteca Sormani. Anche in quel caso la vittima sarebbe stata investita a causa dell'«angolo cieco». Gli altri incidenti quasi identici di quest'anno sono quello del primo febbraio, quando la 38enne Veronica D'Incà è stata investita da un camion mentre era in bicicletta all'angolo tra piazzale Loreto e viale Brianza. E quello dell'8 maggio, quando un cittadino cinese di 55 anni, Li Tianjiao, pedalava in via Comasina, nella periferia nord, ed è stato ucciso da un tir.

Dopo l'episodio di corso di Porta Vittoria il sindaco Giuseppe Sala dichiarò che i mezzi pesanti in città avrebbero subito limitazioni, come la circolazione solo di notte oppure l'obbligo di sensori per l'eliminazione dell'angolo cieco. Ma per ora non è successo. Ieri Legambiente Lombardia ha sottolineato: «In assenza di dispositivi che riducano il cosiddetto angolo cieco, e relativa formazione alla circolazione in città dei conducenti, è quasi inevitabile travolgere chi si trova sulla destra, con poca possibilità di scampo: la circonferenza delle ruote di questi mezzi è infatti tale da trascinare inesorabilmente sotto di sé persone e cose. Milano è una città a elevato livello di cantierizzazione, un fatto che dovrebbe accelerare la delibera su tutti i possibili provvedimenti in materia di sicurezza stradale». Così Federico Del Prete, responsabile mobilità e spazio pubblico dell'associazione: «È uno stillicidio di vittime. Non possiamo più nasconderci dietro imbarazzanti ritardi, che il sindaco prenda subito in mano le sue responsabilità e agisca». Spiega Palazzo Marino, con l'assessore alla Mobilità Arianna Censi: «Siamo praticamente pronti con la delibera, ne condivideremo i contenuti nei prossimi giorni con tutti i soggetti coinvolti e i portatori di interesse che abbiamo incontrato e ci hanno dato alcune indicazioni utili. La porteremo in giunta entro metà luglio. La complessità è stata quella di fare riferimento a una normativa necessariamente europea, perché non esiste una norma italiana che avrebbe facilitato il processo e nello stesso tempo non sarebbe stata limitata ai confini milanesi, ma avrebbe potenziato la sicurezza anche dei ciclisti di altre città con grandi flussi di mobilità.

Visto che proprio in questi giorni sono in discussione le modifiche al codice della strada, non sfruttare questa finestra per inserire l'obbligo di sensore dell'angolo cieco per le grandi metropoli sarebbe un'occasione mancata».

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