Un milione di posti in più. Meloni fiera dei risultati

La lieve frenata di marzo non intacca i record dell'occupazione. La prossima sfida è far partecipare sempre più giovani e donne

Un milione di posti in più. Meloni fiera dei risultati
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Dopo due anni e mezzo di governo Giorgia Meloni può rivendicare un traguardo tutt'altro che secondario. «Sono stati creati oltre un milione di posti di lavoro e il numero complessivo degli occupati ha raggiunto il massimo storico: più di 24 milioni e 300 mila» con un tasso di occupazione record al 63 per cento. Parole pronunciate in occasione del Primo Maggio, che arrivano proprio mentre i nuovi dati Istat segnalano una lieve frenata del mercato del lavoro a marzo. Ma anche se il mese si chiude con un leggero calo degli occupati (-16mila) e un aumento della disoccupazione giovanile (+1,6 punti, al 19%), il quadro generale resta robusto, con un saldo positivo su base annua di 450mila occupati in più e una dinamica qualitativa che favorisce l'occupazione stabile: crescono i contratti a tempo indeterminato, calano quelli a termine.

«Sono particolarmente fiera del fatto che questo governo sia riuscito a imprimere un cambio di rotta», ha detto la presidente del Consiglio in un'intervista all'Adnkronos, ricordando il sostegno ai redditi più bassi, il taglio del cuneo fiscale e le misure per incentivare l'occupazione stabile. Non a caso, il dato più interessante di marzo è proprio la crescita degli occupati a tempo indeterminato (+62mila), a fronte di un calo di 65mila a termine. Un trend che si conferma su base annua, con 673mila stabili in più e un calo di 269mila precari.

Segnali che suggeriscono un mercato in lenta ma progressiva maturazione, con un tessuto imprenditoriale che, anche in risposta alla crisi dell'offerta di lavoro e all'innalzamento dell'età pensionabile, tende sempre più a stabilizzare i lavoratori. E che confermano la narrazione della premier. «Vogliamo essere ricordati come l'esecutivo che ha aumentato il lavoro, ridotto il precariato e messo al centro la sicurezza», ha ribadito Meloni. A questo si aggiunge lo stanziamento di 1,25 miliardi per la sicurezza sul lavoro, tema tornato d'attualità alla vigilia del Primo Maggio.

Il saldo positivo sull'occupazione è dunque un fatto. Ma il rallentamento di marzo non può essere sottovalutato. In parte, si tratta di una flessione fisiologica dopo una lunga fase espansiva; in parte, potrebbe riflettere i primi segnali di un clima economico più incerto, complice il rallentamento globale e il timore di nuovi dazi americani che agitano le filiere europee. In più, l'occupazione è notoriamente un indicatore lagging, cioè in ritardo rispetto all'andamento dell'economia. E i primi segnali del secondo semestre 2024, a crescita quasi zero, iniziano ora ad affiorare nei numeri del lavoro.

Per questo, se è giusto riconoscere che Meloni ha vinto il «primo tempo» della sfida occupazionale, altrettanto onesto è ricordare che ora inizia il secondo, più difficile. Quello della tenuta e del consolidamento. Un mercato del lavoro più sano non è solo una conquista sociale, ma anche economica: più occupazione significa più consumi, più entrate fiscali e contributive, più stabilità per i conti pubblici. Ma servono ulteriori passi avanti.

I nodi irrisolti restano: l'Italia ha ancora il tasso di occupazione femminile più basso d'Europa, come sottolinea la Uil. Le difficoltà delle giovani madri, la persistente debolezza salariale ricordata dal presidente Mattarella e la disoccupazione giovanile al 19% sono zavorre che rallentano ogni possibile sprint. Come ha ammesso la stessa premier, «un gap pluridecennale non si risolve in due anni ma la direzione è chiara». È proprio da qui che si misura la distanza tra propaganda e governo: nell'ambizione di non fermarsi ai risultati, pur significativi, già raggiunti.

Con l'incontro dell'8 maggio con le parti sociali, l'esecutivo si gioca una parte importante della sua credibilità.

Il confronto sarà decisivo per tradurre in misure efficaci l'investimento sulla sicurezza sul lavoro e per rilanciare la crescita dell'occupazione anche nei segmenti più fragili. Sul tavolo, anche l'idea di legare gli incentivi alle imprese al rispetto delle norme di sicurezza e l'estensione dell'assicurazione Inail a studenti e docenti. La sfida del lavoro si vince anche così.

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