Guerra in Ucraina

Minaccia "atomica" di Usa e Europa: stop agli acquisti di gas e greggio russi

Il Congresso vota, Biden ancora non decide. L'Ue sta studiando l'import dalla Norvegia

Minaccia "atomica" di Usa e Europa: stop agli acquisti di gas e greggio russi

Da Stati Uniti e Nato continua l'invio di armamenti all'Ucraina. Ma i colloqui di ieri, per quanto croccanti, lasciano l'appetito di Zelensky senza sostanza. La no-fly zone sui cieli ucraini resta esclusa dagli occidentali, e da Bruxelles arriva pure il No all'apertura di una corsia preferenziale per l'ingresso di Kiev nell'Ue. Intanto sul campo «la situazione peggiora di giorno in giorno, oggi è più preoccupante», svela Emmanuel Macron distillando il succo del suo colloquio telefonico con Vladimir Putin, l'ennesimo ieri.

Il presidente francese definisce lo zar «un essere cinico», chiarendo che i corridoi umanitari non erano stati concordati nei termini messi in campo da Mosca. Un disastro, a cui si prova a porre rimedio in ogni sede possibile, specie a fronte delle fughe stimate dall'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Ue Josep Borrell. «Si potrà arrivare a 5 milioni».

I profughi sono in netto aumento: 1 milione 650 mila già scappati finora dall'Ucraina. E la vicina Moldavia, con due milioni e 600 mila abitanti, lancia a sua volta un allarme: «Qui, su 8 bambini, ormai uno è un rifugiato, l'Ue deve creare corridoi per consentire ai profughi di lasciare il Paese», è l'appello della premier Natalia Gavrilita alla Cnn, «siamo al limite della nostra capacità». Borrell promette finanziamenti a Chisinau e Romania.

Un cruciverba irrisolto è l'accordo sull'irrigidimento delle sanzioni a Mosca. «La priorità è proteggere i civili», è il nuovo il mantra scansa-attriti sigillato ieri nella videoconferenza a 4 a cui hanno preso parte Joe Biden, Boris Johnson, Olaf Scholz, e lo stesso Macron. Certo, la presidente della Commissione europea Von der Leyen promette altre sanzioni dopo i tre pacchetti varati finora. E il «Quartetto» concorda sulla necessità di «continuare ad alzare i costi per la Russia», fa sapere la Casa Bianca. Ma non si va oltre l'alert, perché il cancelliere tedesco, con l'Olanda, ribadisce l'essenzialità delle importazioni di energia dalla Russia per l'approvvigionamento dell'Europa. No alla linea dura chiesta da Londra sul gas.

Berlino dipende da Mosca al 55% per il gas, al 50% per il carbone e al 35% per il petrolio. Troppo, nonostante ieri sia stato definito il rivoluzionario piano europeo che punta a ridurre dell'80% la dipendenza dalla Russia. Un primo passo forse risolutivo già entro quest'anno che sarà presentato oggi in Commissione Ue. L'obiettivo, per gli sherpa, sarà raggiunto grazie a più importazioni di Lng (gas naturale liquefatto), a gasdotti alternativi ai russi e alle rinnovabili. Dalla Norvegia ad esempio che si è resa disponibile. Da risolvere il nodo stoccaggi comuni e tetto ai prezzi.

Si ottiene intanto che il mercato dell'oro di Londra blocca l'import dalla Russia; la francese TotalEnergies non sta più acquistando petrolio da Mosca, che teme ora un embargo da Usa e Ue: «Conseguenze catastrofiche». Pressioni bipartisan pure dai politici di Washington di Camera e Senato per far cacciare la Russia dall'Organizzazione mondiale del Commercio (Wto) e fermare l'adesione della Bielorussia. La linea è di imbrigliare l'orso.

«BoJo» prova a gridare ancor più forte la sua ostilità al regime di Mosca, ma in casa viene accusato dai laburisti di essere tenero con gli oligarchi. E pure sui rifugiati sta facendo pochissimo: visti rilasciati col contagocce, ingressi risibili. Poco meno di 100 persone accolte rispetto alle decine di migliaia già smaltite dalla Germania.

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel sente sia Putin sia Zelensky. L'Ue danza ancora sulla diplomazia. Piroette in cerca di nuovi interlocutori, pure da Borrell, a Oriente. «Ho chiesto alla Cina di esercitare la sua influenza» per un «cessate fuoco» in Ucraina, spiega l'Alto rappresentante: consapevole che Pechino «non può mediare per la sua posizione più vicina alla Russia». Il Dragone può però esercitare «influenza». Oggi ci proverà anche Macron: telefonata con Xi Jinping. Poi l'arrivo di Antony Blinken a Parigi. Guai a staccare la spina della speranza. I tentativi proseguono anche da Israele. Servirebbe un caleidoscopio.

Intanto la Danimarca annuncia un referendum per unirsi alla difesa Ue, mentre il Dipartimento della Difesa americano ordina l'invio di altri 500 soldati in Europa.

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