Guerra in Ucraina

La minaccia di Putin: "Pronti con il nucleare"

Lo Zar alla tv russa: "Le armi fatte per essere usate". E annuncia l'invio di truppe al confine con la Finlandia

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Alla vigilia delle elezioni presidenziali meno elettrizzanti della Russia post-sovietica, in cui gli unici modesti brividi è scoprire di quanto Vladimir Putin batterà il record del 76,7 per cento dei voti ottenuti nel 2018 non essendoci dubbi né sulla sua vittoria né su un consenso abnorme, e con quale virulenza la polizia russa soffocherà il voto di mezzogiorno che rappresenta l'eredità spoiriturale del polvero Alexei Navalny, lo Zar di San Pietroburgo, non avendo da perder tempo a far scatoloni al Cremlino, si diletta a spaventare un po' il mondo, cosa che notoriamente gli riesce assai bene. In un'intervista rilasciata alla tv russa paventa la soluzione nucleare, ricordando che «da un punto di vista tecnico-militare, siamo, naturalmente, pronti» e del resto «noi abbiamo i nostri principi, che dicono che siamo pronti a usare le armi, comprese quelle nucleari, se si tratta dell'esistenza dello Stato russo, della nostra sovranità e della nostra indipendenza. La nostra strategia prevede tutto, non l'abbiamo cambiata». E comunque «le armi ci sono per essere usate». Un bastone molto nodoso, poi una carotina: «Perché dobbiamo usare armi di distruzione di massa? Non c'è mai stata questa necessità».

Sull'orizzonte c'è sempre l'Ucraina. Putin finge di rabbonirsi, si dice «pronto per i negoziati» ma quelli che dice lui, «sulla base delle realtà che si sono sviluppate, come si dice in questi casi, sul terreno, e non su desideri derivanti dall'uso di psicofarmaci». Insomma, non il pretesto per «una pausa per il riarmo di Kiev, ma una conversazione seria con garanzie di sicurezza per Mosca». Naturalmente Putin sa benissimo che basterà aspettare il voto americano di novembre, quello sì incerto, e la possibile vittoria del suo amico Donald Trump, per papparsi con un sol boccone quella parte di Ucraina che le sue truppe hanno invaso, anche se simula fair play: «Non interferiamo in alcun modo in nessuna elezione. E, come ho detto molte volte, lavoreremo con qualsiasi leader al quale l'elettorato americano farà affidamento».

Tra i vicini dell'ingombrante Russia la più preoccupata ieri era la Finlandia. Putin ha infatti annunciato che invierà truppe e sistemi d'arma al confine con la Finlandia dopo l'adesione di Helsinki alla Nato, che lui definisce «assolutamente insensata dal punto di vista della tutela dei propri interessi nazionali». «Tuttavia - concede - spetta a loro decidere. Hanno deciso così. Noi non avevamo truppe lì, ora le avranno. Non c'erano sistemi di distruzione lì, ora compariranno». Il premier finlandese Petteri Orpo non aveva certo bisogno di questa ulteriore intimidazione dormire agitato. «È evidente - dice rispondendo alle domande dei giornalisti al Parlamento europeo - che la Russia si prepara per un lungo conflitto con l'Occidente e rappresenta una minaccia militare permanente ed esistenziale per l'Europa.

Se noi come europei falliamo nell'affrontare queste sfide nei prossimi anni viveremo con la minaccia di un attacco imminente».

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