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Ministero e Comuni al lavoro sulla soluzione tampone per gli esodati del Reddito

Nella giornata delle proteste si registra l'estremo gesto a Terrasini, Palermo. Un uomo che ha perso il reddito di cittadinanza ha minacciato di dare fuoco alla stanza del sindaco

Ministero e Comuni al lavoro sulla soluzione tampone per gli esodati del Reddito

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Nella giornata delle proteste si registra l'estremo gesto a Terrasini, Palermo. Un uomo che ha perso il reddito di cittadinanza ha minacciato di dare fuoco alla stanza del sindaco. Sono ore di tensione e di preoccupazioni per i possibili disordini sociali che potrebbero dilagare dopo che l'Inps ha inviato a 169mila famiglie un sms in cui ha comunicato lo stop all'erogazione del sussidio. «Il grave episodio di Terrasini dà la misura della tensione di queste ore», dice il presidente degli Assistenti sociali della Sicilia, Giuseppe Ciulla.

Tensione che nasce anche dalla confusione generata dal messaggio Inps. Migliaia di destinatari - anche tra la platea dei cosiddetti «occupabili», tra i 18 e i 59 anni senza minori e disabili a carico - si sono convinti di doversi recare ai servizi sociali per la presa in carico che garantisse loro il sussidio. Un flusso di persone a cui evidentemente il sistema non era pronto. Da qui il caos con i Comuni presi d'assalto, con sindaci e assessori assediati. Il presidente dell'Anci Antonio Decaro lancia l'allarme: «Il governo non può lasciare i sindaci da soli a tenere la comunità. Noi crediamo che l'Inps abbia fatto degli errori». Il nodo è la cessazione dal reddito con la contestuale presa in carico dei Comuni «di oltre 170 mila. Troppi, per essere solo i primi, perché il ministero ne calcola in tutto 190mila».

Ci sarebbero poi problemi con le comunicazioni da parte dell'Inps dei dati sui beneficiari, con conseguenti difficoltà per i Comuni nel redigere gli elenchi dei nuclei familiari fragili da assistere. Ieri l'Anci ha fatto sapere che «sono in corso contatti con il ministero del Lavoro per cercare di risolvere alcuni problemi tecnici che causano lo scarto temporale tra il momento in cui viene revocato il reddito di cittadinanza e l'effettiva verifica sugli aventi diritto (il cui termine ultimo è dicembre): in diversi casi il reddito potrebbe quindi essere revocato e poi riattribuito». Si rischia però di lasciare scoperte le famiglie per due mesi.

Ieri è stata una giornata difficile. A Taranto file negli uffici dei Servizi sociali, con cittadini che cercavano chiarimenti sulla presa in carico. L'assessora comunale Gabriella Ficocelli: «Ci siamo trovati a dover gestire centinaia di persone. Come ho detto loro, chiarisco che è inutile recarsi ai Servizi sociali per chi è ritenuto occupabile». Attacca anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori: «Queste persone, benché povere, sono ritenute dal governo occupabili solo perché non vivono con un minore, con un anziano o con un disabile. È così che il governo fa guerra ai poveri e scarica le tensioni sociali sui territori. Indirizzarli ai Comuni è colpevolmente sbagliato». Il leader del M5s Giuseppe Conte chiede al governo di «assumersi le responsabilità di un disastro sociale annunciato». Alle accuse di soffiare sul fuoco il grillino ribatte: «Follia pura».

L'Inps intanto prova a contenere i danni, ribadisce che non lascerà «nessuno indietro» e con il ministero del Lavoro avvia una campagna informativa sulle misure che supereranno il reddito. Di fatto due le strade: per i fragili, quella della presa in carico da parte dei servizi socio-sanitari - che riavranno l'assegno fino a dicembre con gli arretrati. Per gli «occupabili», c'è quella Supporto per la Formazione e il Lavoro, per cui riceveranno 350 euro. Ieri i manifestanti chiedevano che l'erogazione parta dal momento dell'iscrizione. Polemiche e distinguo sulla commissione di inchiesta sul presidente Inps Pasquale Tridico chiesta da Fdi. Per il leader della Cgil Landini il governo ha «preso un colpo di sole».

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