Il "Manuale Cencelli" è tornato prepotentemente di moda in questi giorni. A circa cinquant'anni da quell'espressione giornalistica con la quale si metteva in atto l'assegnazione di ruoli politici e governativi ad esponenti di vari partiti politici (o correnti) in proporzione al loro peso, adesso dentro la Regione Campania si ragiona con la stessa mentalità dell'allora Democrazia Cristiana. Il governatore eletto Roberto Fico, a più di un mese dalla sua elezione a responsabile della Giunta territoriale, non ha ancora nominato la propria squadra di governo. Ieri si è insediato il nuovo Consiglio regionale, ma l'ex presidente della Camera dei Deputati si è presentato all'assemblea legislativa tutto solo: gli assessori non ci sono ancora. Un caso quasi più che unico che raro nella storia delle elezioni regionali in Italia. Del resto, la strada per uno dei primissimi grillini doc già attivi dall'epoca dei V day di fine anni zero è tutt'altro che in discesa, visto che deve mettere d'accordo il suo Movimento 5 Stelle con Partito Democratico, Alleanza Verdi-Sinistra, la lista "A testa alta" riconducibile all'ex presidente Vincenzo De Luca, Casa Riformista (progetto di Italia Viva) e i rappresentanti mastelliani di Noi di Centro - Noi Sud. Per comporre un puzzle così difficoltoso ci vorrebbe un'impresa. E chi meglio di Massimiliano Cencelli potrebbe dare consigli a Fico & Company? "Il discorso è che, oggi come oggi, qualsiasi mio suggerimento risulterebbe assolutamente inutile".
Cencelli, perché sostiene questa tesi così amara?
"Io ho fatto politica tantissimi anni fa. Il problema è che attualmente mi sembra che oramai molti dei fatti politici che stanno avvenendo siano spesso a dir poco vuoti: non sono per nulla interessanti e non restituiscono niente di nuovo e originale rispetto ai decenni che, io da questo punto di vista, ho vissuto attivamente".
Quindi anche la situazione che vive la Campania non la affascini tanto?
"Direi molto poco. Ammetto che non la sto seguendo con particolare passione. E le dico onestamente che ci capisco davvero molto poco".
Cosa potrebbe imparare Fico dal suo Manuale?
"Quello che io sto notando con profondo dispiacere è che questo tipo di classe dirigente e politica sia decisamente molto più impreparata e inesperta di quella che governava il nostro Paese negli Anni Settanta e Ottanta, ovvero nel periodo in cui ho cercato di far applicare il mio famoso' Manuale. Vi è in loro una mancanza totale di cultura politica (e anche generale) per cui faccio enorme fatica ad appassionarmi a una vicenda istituzionale del genere. Mi genera dentro me una confusione tale per cui, ormai arrivato alla soglia dei 90 anni di età, io mi stia allontanando sempre di più da queste discussioni inutili".
Il campo largo farebbe meglio a non usare più il suo cognome?
"Leggo i quotidiani e guardo i telegiornali tutti i giorni. Sono assai deluso dai pensieri e dai discorsi che fanno questi esponenti. Non parlano di politica, non fanno discorsi interessanti, non affrontano tematiche o proposte significative per il bene pubblico, ma parlano solamente di cose fuori dal mondo di cui non si capisce assolutamente niente. A casa mia lei può tranquillamente trovare tutta la storia italiana: libri, autobiografie, fotografie dei grandi personaggi che hanno scritto gli anni politici recenti.
Qualche tempo fa sono arrivati dei ragazzi e ho scoperto, con sommo rammarico, che non sapevano nemmeno chi fosse Alcide De Gasperi. E non escludo che neppure questi rappresentanti pubblici posseggano la medesima competenza in materia".