Giovanni Minoli ha conosciuto Ettore Bernabei molto da vicino sia professionalmente sia umanamente: è suo genero, avendo sposato la figlia Matilde e, come il suocero, è un pezzo importante della storia della televisione italiana.
Minoli, perché Bernabei è stato così importante per la Rai?
«Basta guardare a quello che ci sta accadendo intorno, alla questione mondiale delle guerre di religione. E pensare che Bernabei, con una visione incredibile, aveva realizzato con la Lux Vide (la sua casa di produzione) il progetto Bibbia in accordo con cristiani, ebrei e musulmani. Un'operazione culturale di grande servizio pubblico, presentata alla Casa Bianca a Clinton e venduta in tutto il mondo».
Come era l'uomo pubblico?
«Un grande maestro, un uomo di fede e di passioni, un grandissimo educatore. Fantasia, concretezza e speranza erano le sue doti. Un uomo mentalmente aperto e laico pur essendo un grande cristiano. Ricordiamoci che, tra le altre cose, nominò Enzo Biagi direttore del Tg1».
E com'era l'uomo privato?
«Una persona molto attenta, ma mai invadente, con rispetto delle autonomie individuali: non si è mai infilato nelle dinamiche familiari dei suoi figli. È stato per me un grande interlocutore e devo dire che averlo come suocero mi ha dato più vantaggi che svantaggi. Avevamo idee diverse, anche sulla televisione, e ci siamo confrontati anche duramente ma serenamente».
Su di lui i pareri sono divergenti. C'è chi lo considera l'innovatore della televisione italiana, quello che l'ha portata nel mondo moderno...
«Ed è così: ha insegnato l'italiano agli italiani, ha unificato l'Italia con la lingua, ha reinventato il teleromanzo con la rilettura dei grandi romanzi, da Tolstoj a Manzoni, ha reso popolare opere come l'Iliade e l'Odissea facendo una vera e propria opera di educazione».
E c'è invece chi lo ricorda come il primo lottizzatore della Rai, fedele al potere di allora incarnato dalla Dc di Fanfani.
«È vero tutto e il contrario di tutto. Gli azionisti della Rai erano i partiti. Un direttore può rappresentare gli interessi e i valori che si riconoscono in una parte politica scegliendo però lì dentro il meglio delle professionalità. Lottizzazione vuol dire anche pluralismo perché Dc, Psi e Pc insieme rappresentavano l'80 per cento del paese. Non dimentichiamoci che sotto il governo Fanfani aprì le tribune politiche alle opposizioni».
Però rispose al potere quando, per esempio, censurò e costrinse Dario Fo e Franca Rame a lasciare Canzonissima e la Rai.
«Ma non si può fermarsi su un episodio di fronte alla storia di una vita. E poi bisogna inquadrare i fatti nella loro epoca e non giudicarli con i parametri di oggi. Non era un censore per natura e non aveva paura di circondarsi di persone che considerava più brave. Non dimentichiamoci che valorizzò grandi nomi: tra gli altri Zavoli, Camilleri, Fabiano Fabiani, Furio Colombo. E che portò una ventata di novità con gli show più moderni, pur tenendo ovviamente conto delle sensibilità di tutti gli italiani, come nel caso delle gemelle Kessler».
La Rai lo sta ricordando con molti servizi e vecchie interviste.
«Ecco appunto, guardiamoci TecheTecheTè e rendiamoci conto che il futuro è il passato... più le luci di Mtv...»
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