Un incontro che gli era stato prospettato come un appuntamento, chissà, forse anche grazie a qualche lusinga indiretta, magari online. Un incontro che c'è stato. E che per qualche ragione, al momento ancora sconosciuta, si è trasformato in un assalto furioso ma rapidissimo (non ci sono testimoni che abbiano sentito urla concitate o richieste d'aiuto) e in pochi attimi è sfociato in un omicidio particolarmente efferato. Una reazione così impetuosa e violenta quella dell'assassino, che forse ha sorpreso anche lui stesso. Perché non solo, con un'unica coltellata, ha addirittura sgozzato la sua vittima finendola nel giro di qualche secondo, ma prima di fuggire l'ha rapinata «solo» del portafoglio e del cellulare, abbandonando invece sull'asfalto, accanto al cadavere, oltre al coltellaccio da cucina con la lama insanguinata e lunga almeno 15 centimetri, anche il Rolex del morto, cioè un oggetto di un discreto valore che avrebbe certamente fatto comodo a chiunque, non solo a un balordo.
Per i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale dell'Arma, guidati dal tenente colonnello Antonio Coppola, la soluzione dell'omicidio del ginecologo campano 65enne Stefano Ansaldi, ucciso sabato sera qualche minuto dopo le 18 all'angolo tra via Mauro Macchi e via Scarlatti, cioè poco lontano dalla stazione Centrale, è quanto mai legata a filo doppio alla «lettura» delle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza, che per fortuna nella zona sono numerose. Quel che ormai agli investigatori appare però già una certezza - fatto che, in una inchiesta ancora tanto fumosa, costituisce un vero patrimonio - è che comunque l'omicidio Ansaldi non sarebbe in alcun modo collegato all'aggressione di Analcleto Giriolo, il pensionato 72enne assalito neanche dieci minuti dopo e derubato del cellulare e dell'orologio da due nordafricani in via Settembrini, ad appena 200 metri di distanza dal luogo del delitto. I militari quindi non stanno cercando una banda di rapinatori seriali trasformatisi occasionalmente in assassini, anche se sono sulle tracce dei malviventi nordafricani, fuggiti poi in metrò da piazza Lima in un viaggio tra i capolinea della linea rossa, prima a Sesto S. Giovanni e poi a Bisceglie dove è stato infatti ritrovato il cellulare del 72enne.
«La seconda rapina non può essere collegata all'omicidio per ragioni squisitamente temporali: è infatti impensabile - spiegano gli investigatori - che chi ha appena ammazzato un uomo in maniera tanto cruenta e forse inaspettata e sia quindi costretto a sparire dalla circolazione il più in fretta possibile infischiandosene addirittura di un Rolex, rallenti la sua fuga per aggredire un'altra persona a poche centinaia di metri dal luogo del delitto e quindi rischiando di essere catturato».
Quella di Ansaldi, che abita con la famiglia a Benevento e ha uno studio a Napoli, non era una fuga segreta. A casa sapevano del viaggio a Milano che avrebbe dovuto concludersi con un ritorno in serata. «Ho un incontro di lavoro» aveva detto il ginecologo. E infatti l'uomo non aveva bagaglio e non aveva prenotato in albergo per la notte. C'è da capire allora per quale ragione, qualche minuto dopo le 18 e cioè quando è stato ucciso, il 65enne si trovasse ancora a 150 metri dal luogo dove era arrivato in treno tre ore prima, alle 15, cioè nelle vicinanze della stazione. Anche se si fosse affrettato, era già tardi per prendere la Freccia che parte per Napoli alle 18.
10 e avrebbe dovuto attendere l'Intercity delle 21.10. Allora per quale ragione era lì? Per questa ragione gli investigatori stanno cercando non solo sconosciuti incontrati casualmente, ma anche tra le conoscenze del ginecologo.
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