Magistratura

Il monito di Mantovano: "I giudici applichino le leggi"

Sentenza svuota-Cpr, il sottosegretario contro la Apostolico. Giallo sul video che la ritrae: il presunto autore nega tutto

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Il credo Apostolico diventa Cassazione, svuota i Cpr e infiamma ancora di più lo scontro tra magistratura e politica, rendendo sempre più necessaria la riforma della giustizia. Come temeva l'esecutivo, sta facendo proseliti la sentenza con cui lo scorso 29 settembre il giudice catanese Iolanda Apostolico ha rimesso in libertà quattro tunisini, demolendo il decreto Cutro e vanificando l'obiettivo di frenare l'onda migratoria incontrollata. Dopo Firenze e Potenza, ieri il giudice del Tribunale di Catania Rosario Cupri (collega della Apostolico) non ha convalidato il trattenimento - disposto dal Questore di Ragusa - di altri cinque migranti (in tutto sono 19) a Pozzallo, il cui Cpr è praticamente deserto.

Il nervosismo del governo per l'ennesimo caso di giurisprudenza «creativa» che vanifica gli sforzi del Parlamento lo tradisce il sottosegretario a Palazzo Chigi Alfredo Mantovano: «È superfluo ricordare - dice Mantovano al convegno di studi della Corte dei Conti a Palermo, davanti al capo dello Stato Sergio Mattarella - che la Costituzione pone le scelte del legislatore in una posizione di preminenza rispetto all'intervento giudiziario con un solo fondamentale limite: la conformità alla stessa Carta, la cui verifica compete alla Consulta». Come a dire, il Parlamento fa le leggi, sta alla magistratura applicarle: «Il parametro per il giudice non è la condivisione, a meno che non dubiti motivatamente della sua coerenza con la Costituzione». Da qui la necessità di riequilibrare i rapporti con la magistratura e superare i conflitti «che non fanno bene a nessuno, né a bene amministrare, né a rendere giustizia». Anche il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, anche lui a Palermo, invoca la necessità di «una pacificazione».

Di riforma della giustizia «civile e penale» parla a Palermo anche Matteo Salvini: «Prima si fa, meglio è. A prescindere dal caso di Catania e non perché il giudice Apostolico era in piazza contro gli sbarchi, ma perché serve a dare agli italiani e agli imprenditori che vogliono investire tempi certi e procedimenti certi», dice il leader leghista a margine di una manifestazione di Lega e Mpa.

Ma proprio il giallo sul video diffuso da Salvini, che ritrae il magistrato in piazza a manifestare contro i decreti sicurezza firmati dal leghista nel primo governo di Giuseppe Conte, resta senza soluzione. L'ipotesi che l'autore fosse un carabiniere, sostenuta nei giorni scorsi dal sottosegretario all'Interno Nicola Molteni, è stata smentita dallo stesso interessato. Davanti al procuratore facente funzioni Agata Santonocito, l'agente sentito per 90 minuti come persona informata sui fatti (senza il suo legale Christian Petrina) avrebbe negato di esserne l'autore né di avere confessato o ritrattato alcunché». «Non parlo con i giornalisti della deposizione di una persona non indagata», sottolinea l'avvocato dopo la deposizione. Ma dietro la linea difensiva ci sarebbero le prove che confermerebbero in parte la ricostruzione ipotizzata ieri dal quotidiano La Sicilia. Tutto nascerebbe da una cena in cui ad un certo punto al militare sarebbe stato chiesto «Allora sei stato tu? Dicci la verità...». Il carabiniere avrebbe sorriso, facendo lo gnorri. Non negando con sdegno l'ipotesi, proprio perché l'avrebbe considerato «uno scherzo». «Chi mi ha dato il video? L'unica mia preoccupazione è quello che si vede - è invece la replica del vicepremier leghista - non mi lascia tranquillo un giudice in piazza in mezzo a gente che dava degli assassini e animali ai poliziotti». Parole che non bastano all'opposizione: «Indegno che un ministro cerchi la gogna pubblica per un giudice. Salvini smetta di scappare e riferisca in Parlamento», sibila Riccardo Magi, deputato e segretario di +Europa. C'è anche chi evoca sospetti e dossieraggi.

«Chi le ha dato il video? Apparati dello Stato?», si chiede Angelo Bonelli di Verdi-Sinistra.

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