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"Moriremo demo-contiani": nel Pd malumori su Letta

Tra i dem c'è chi chiede di cambiare strategia: mollare il Movimento 5 Stelle e l'ex presidente del Consiglio e riallacciare il dialogo con Renzi

"Moriremo demo-contiani": nel Pd malumori su Letta

La bomba esplosa nel Movimento 5 Stelle ha provocato pesanti danni collaterali. Perché adesso l’intero campo del centrosinistra è spiazzato e preoccupato. Per informazioni chiedere a Enrico Letta, che deve affrontare una grana inaspettata: il segretario del Partito democratico ha bisogno di capire chi sono gli interlocutori fin dalle prossime Amministrative. E allo stesso tempo deve placare le insofferenze delle correnti interne, a cominciare da quella Base riformista, guidata dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che vede Luca Lotti come principale sodale. Sono quegli ex renziani da sempre critici verso l’alleanza con i grillini. Una posizione incarnata alla perfezione da Andrea Marcucci, l’ex capogruppo dem al Senato. E l'onda lunga delle tensioni sono destinate a propagarsi fino all'elezione del prossimo Presidente della Repubblica (come ha raccontato Laura Cesaretti su Il Giornale).

Pd: la pressione su Letta

“È giunto il momento di rivedere la strategia delle alleanze. I 5 Stelle, sia con Grillo che con Conte, si sono rivelati inaffidabili. E del resto sorprende che qualcuno li abbia ritenuti, negli ultimi tempi, degli interlocutori validi sul lungo periodo”, spiega una fonte interna di Base riformista a IlGiornale.it. Qual è quindi la direzione da prendere? “Bisogna costruire un’alleanza con chi risulta più vicino alle nostre posizioni”. Le parole portano alla mente un nome: Matteo Renzi. Il punto che viene rilevato, nei confronti interni, riguarda le ambizioni di Conte: l’ex avvocato del popolo è destinato a essere un grande competitor del Pd, a prescindere dalla modalità con cui resterà in campo. Quindi, in molti tra i dem, suggeriscono di azzoppare sul nascere il suo progetto. Altrimenti se lo ritroveranno come “mangia-voti”.

“Di sicuro Renzi esce rafforzato dopo la vicenda interna ai 5 Stelle. Diventa ancora più centrale da qui alla fine della legislatura, pensando anche al Colle”, ragiona un esponente dei Giovani Turchi, l'area che fa riferimento a Matteo Orfini. Il nuovo scenario ha subito rianimato le truppe di Italia Viva, che stanno lavorando per spingere il Pd su posizioni più riformiste. Portandolo ad abbandonare il Movimento al proprio destino. Il disegno è chiaro: aggregare una coalizione intorno a una figura moderata, di sicuro non quella di Conte. Una delle menti del progetto è il deputato di Iv, Michele Anzaldi, che punta a riprendere il filo del discorso con i dem. Nel Pd, secondo quanto apprende il Giornale.it, hanno drizzato le antenne di fronte ai ragionamenti del parlamentare renziano.

Il segretario dem segue Conte

“Zingaretti ha seguito la strategia di Bettini sulla linea ‘o Conte o morte’ ed è andato a sbattere. Letta vuole fare il bis?”, osservano nell’inner circle renziano, dove si gongola per la previsione azzeccata del leader sul futuro nefasto dei grillini. Per questo è cominciato il dialogo con parte degli esponenti dem. Tuttavia, lungo questo percorso c’è un ostacolo: quello di Letta. Il numero uno di Largo del Nazareno preferisce aspettare l’esito dello scontro in casa grillina. “Così moriremo demo-contiani”, ironizza un esponente della sinistra dem, riadattando lo slogan “Non moriremo democristiani”. Dietro la battuta c’è la riflessione sulle intenzioni del segretario del Pd: portare avanti l’alleanza con l’ex presidente del Consiglio, anche nel caso in cui fondasse un partito nuovo di zecca. Finendo per consegnarli la leadership dell’alleanza.

Letta ritiene l’avvocato di Volturara Appula un interlocutore imprescindibile per la costruzione della coalizione presente alle prossime Politiche. Tanto da rafforzare addirittura il sodalizio con lui. Nel partito si prevede perciò un “ulteriore appiattimento sulle quelle posizioni”. E si prefigura un braccio di ferro politico niente male. Insomma, nessuno immagina uno scatto in avanti di Letta. A meno che l’insistenza su questa posizione non lo porti al passo indietro.

Come avvenuto al predecessore a Largo del Nazareno.

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