La morsa d'Israele su Gaza City. Pronto l'attacco anche dal mare

Avanzata a Nord e Sud con bombe e robot, mobilitata la Marina. Via all’evacuazione, la grande offensiva dopo il 2 settembre con 60mila riservisti in azione

La morsa d'Israele su Gaza City. Pronto l'attacco anche dal mare
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Gli echi delle esplosioni hanno risuonato fino al deserto del Negev, nel Sud di Israele, nonostante nel mirino di aerei, carri armati e robot israeliani ci fosse la periferia orientale e settentrionale della città di Gaza, nel Nord della Striscia. L'area è stata bombardata incessantemente nella notte fra sabato e domenica, quando centinaia di edifici e case sono stati distrutti. I civili sopravvissuti, dopo essersi spostati nell'area occidentale, scappano ora verso Sud, come prevedono gli ordini di evacuazione delle Forze di difesa d'Israele (Idf) per quel milione di palestinesi che vive nella città più popolata della Striscia. I feriti cercano aiuto all'ospedale Al Shifa, il più grande dell'enclave, dove arrivano decine di persone con gravi problemi respiratori a causa delle detonazioni.

È la conferma che la morsa di Israele si stringe ormai su Gaza City, dopo che la 401ma Brigata Corazzata è stata inviata per unirsi ai soldati di fanteria e la 162ma Divisione delle Forze di difesa israeliane (Idf) ha preso il controllo di alcune aree di Jabalia, a Nord, e dei quartieri Zeitoun e Sabra, a Sud della città di Gaza. Il capo di Stato maggiore Eyal Zamir, in visita alla base di addestramento della Marina ad Haifa, avverte che anche la Marina militare "deve essere pronta a difendersi e a supportare le forze di terra nell'offensiva a Gaza City". La grande offensiva sulla principale città palestinese scatterà nelle prime due settimane di settembre, secondo indiscrezioni di Channel 12. Arriverà dopo il 2 del mese prossimo, quando 60mila riservisti, appena richiamati per l'operazione "Carri di Gedeone B", saranno operativi e si uniranno ai 20mila già all'opera nella Striscia e il cui servizio è stato prolungato di 30-40 giorni. Nel frattempo si avvicina l'ennesima imponente evacuazione, tanto che l'Egitto, nel timore che i civili palestinesi evacuati da Nord a Sud vengano spinti lungo il confine e invadano il proprio territorio, ha rafforzato la presenza militare alla frontiera. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz è stato chiaro: Gaza City sarà distrutta se Hamas non accetterà le condizioni poste da Israele per porre fine alla guerra. E il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha avvertito: "Chi non evacua può morire di fame o arrendersi".

Ecco perché le organizzazioni umanitarie e l'Onu tornano a lanciare l'allarme, denunciano una carestia in corso per la prima volta in Medio Oriente. Dall'alba di ieri i morti sono stati oltre 34, almeno 4 nei pressi dei centri di distribuzione degli aiuti umanitari, secondo i dati non verificabili del ministero della Salute di Gaza. Le vittime per malnutrizione sarebbero arrivate a quota 300 da inizio conflitto, mentre gli ospedali della Striscia - 18 su 36 parzialmente funzionanti - sono al collasso. Secondo il rapporto Ipc delle Nazioni Unite, le famiglie denutrite nella Striscia sono raddoppiate in quattro mesi e un abitante su tre non riesce a procurarsi cibo per intere giornate. L'Unrwa denuncia la distruzione del 97% degli edifici scolastici.

Un'interruzione del conflitto, anche a termine, è considerata indispensabile per dare sollievo ai civili e non compromettere la vita dei 50 ostaggi di Hamas ancora a Gaza. Dopo le dichiarazioni di Donald Trump che mettevano in dubbio la sopravvivenza dei 20 rapiti considerati ancora in vita, ieri Israele ha fatto sapere che due di loro si trovano in condizioni che ne minacciano l'esistenza. Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha manifestato davanti alle abitazioni di alcuni ministri, da Katz a Dermer, da Saar e Cohen, per chiedere un cessate il fuoco. Ma la fine della guerra non si vede, nonostante Benjamin Netanyahu abbia annunciato che l'offensiva su Gaza City non ferma i negoziati.

Il premier chiede il ritorno di tutti gli ostaggi e il disarmo di Hamas. I partiti di opposizione, nel frattempo, hanno declinato l'invito del leader centrista Benny Gantz per un governo di unità nazionale, a tempo, per raggiungere una tregua e riportare a casa i rapiti.

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