Cronaca internazionale

Morto Hanssen, "la spia della porta accanto" che tradì gli Usa rivelando segreti ai russi

Il 79enne era in un carcere della Florida. Beffò l'intelligence per oltre 20 anni

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Robert Hanssen, «la spia della porta accanto», come venne definito all'epoca, è morto all'età di 79 anni. Gli agenti del carcere di massima sicurezza di Florence, in Colorado, lo hanno trovato lunedì mattina senza vita all'interno della sua cella, dove dal 2002 trascorreva fino a 23 ore al giorno in totale isolamento. Ex agente dell'Fbi, padre di sei figli, convertitosi alla fede cattolica per amore della moglie Bonnie, con la quale era membro dell'Opus Dei, Hanssen è stato uno dei peggiori fallimenti nella storia del Bureau e dell'intelligence Usa. Quando lo arrestarono, nel febbraio del 2001, si limitò a dire, «perché ci avete messo tanto?».

Nei vent'anni precedenti, Hanssen aveva spiato per la Mosca sovietica e poi, ancora, per quella post sovietica, nella quale Vladimir Putin cominciava costruire il suo regime autocratico. Nel frattempo, negli Usa si erano succeduti quattro presidenti e tre direttori dell'Fbi. Hanssen rivelò ai russi una valanga di segreti: dalle identità dei doppi agenti del Kgb che spiavano per gli Usa (due vennero giustiziati), ai piani di emergenza della Casa Bianca e del Pentagono in caso di attacco nucleare, fino a svelare l'esistenza di un tunnel costruito dagli americani sotto l'ambasciata russa di Mosca per spiarne le comunicazioni. In cambio, ottenne qualcosa come 1,4 milioni di dollari, in contanti e diamanti, anche se la motivazione economica non sembrò mai essere il vero motore del suo tradimento. Ai suoi ex colleghi che lo interrogarono, spiegò che i protocolli di sicurezza dell'Fbi erano così scadenti - «di una negligenza criminale», disse - che l'accesso ad alcuni dei segreti più importanti della nazione era un gioco da ragazzi. Una spiegazione che sarebbe tornata di attualità nelle vicende di Wikileaks e Edward Snowden e di Jack Teixeira. Ad un certo punto, Hanssen venne scoperto. Non dai suoi colleghi, ma dalla moglie, che nel 1980 lo trovò in cantina, mentre armeggiava con dossier segreti. Confessò tutto a lei e al sacerdote dell'Opus Dei. Poi, nel 1985 riprese la sua attività di «talpa». Si fermò di nuovo dopo il collasso dell'Unione Sovietica, per poi ricominciare al servizio dei nuovi zar russi. I sui referenti del Kgb, e poi dell'Svr, non seppero mai la sua identità. Hanssen era identificato come «B», oppure col nome in codice di «Ramon Garcia».

Dalle indagini emerse che Hanssen conduceva, oltre all'esistenza clandestina di spia, anche una doppia vita di frequentatore di strip club e voyeur. Fu solo negli anni '90, dopo l'arresto dell'agente della Cia Aldrich Ames, che pure aveva spiato per i russi, che l'Fbi si rese conto dell'esistenza di un'altra talpa. Venne lanciata l'operazione Graysuit, a caccia del traditore.

Ma fu solo negli anni 2000, previo pagamento di 7 milioni di dollari a un ex agente russo, che i federali cominciarono ad avvicinarsi veramente a Hanssen, fino a riuscire ad identificarlo da una registrazione audio.

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