"Deve essere chiaro che non intendiamo abbandonare l'Ucraina nella fase più delicata degli ultimi anni". Giorgia Meloni, nell'informativa alla Camera in vista del Consiglio europeo, tratteggia senza esitazioni la linea di continuità del governo italiano sul sostegno a Kiev. La premier insiste sulla necessità di mantenere alta la pressione su Mosca. "La trattativa per la pace è complessa perché non c'è una reale volontà da parte russa di trattare", anche alla luce di "pretese irragionevoli", come quelle sul Donbass.
"Ho partecipato a Berlino" alla cena insieme ad altri leader europei "in un clima costruttivo che vale la pena sottolineare. Il cammino verso la pace non può prescindere da 4 fattori fondamentali: lo stretto legame fra Europa e Usa che non sono competitor"; il "rafforzamento della posizione negoziale ucraina"; la "tutela degli interessi dell'Europa" e "il mantenimento della pressione sulla Russia".
Mosca si è impantanata in una guerra logorante conquistando solo l'1,45 per cento del territorio ucraino "a costo di enormi sacrifici di uomini e mezzi", prosegue. "Questa difficoltà è l'unica cosa che può costringere Mosca a un accordo ed è stata possibile grazie al coraggio degli ucraini e al sostegno occidentale". In questo quadro, afferma Meloni, l'Italia "non intende inviare soldati in Ucraina", rivendicando al tempo stesso il contributo italiano alle proposte per una pace giusta e duratura.
Nel suo intervento non manca un passaggio vibrante sull'Unione europea e sulle sue sfide interne. Una scossa in cui qualcuno rivede i toni sovranisti di qualche anno fa. Nel mirino c'è quello che definisce "il vero nemico dell'Europa: l'incapacità di decidere" e "l'ideologia del declino". Da qui l'invito a un approccio pragmatico, capace di superare rigidità ideologiche e di rispondere alla nuova strategia di sicurezza americana. Nel mirino anche il grande progetto di ristrutturazione dei palazzi di Bruxelles. "Abbiamo chiesto di rivedere la ristrutturazione di uno dei palazzi del Consiglio a Bruxelles con un costo stimato di oltre 800 milioni. Non è questo il tipo di investimenti che ci pare prioritario. Serve un bilancio più vicino alle esigenze reali dei cittadini".
Riguardo l'attentato antisemita di Sydney, la premier esprime la sua gratitudine a "quel cittadino musulmano che con il suo intervento ha evitato che la strage fosse addirittura peggiore. Nel suo gesto eroico sta un messaggio potentissimo: spetta agli uomini di buona volontà, di qualunque fede e origine, fare di tutto per costruire la pace e preservarla. Basta reticenze, da troppo tempo, si assiste a una inaccettabile sottovalutazione dell'antisemitismo di stampo islamista e di quello connesso alla volontà di cancellazione di Israele". La premier si esprime anche sulla liberazione dell'imam di Torino Mohamed Shahin. "Alla politica e alle istituzioni, spetterebbe il compito di preservare la Repubblica dai rischi per la propria sicurezza, inclusi quelli derivanti dalle predicazioni violente di autoproclamati imam che, come nel caso di Shahin, fanno addirittura apologia del pogrom del 7 ottobre. Un impegno che dovrebbe valere per tutte le istituzioni, magistratura compresa". Infine una stoccata ai Cinquestelle che sollevano il tema delle spese per la difesa. "Il governo italiano è stato condannato a risarcire oltre 200 milioni a una società che durante la pandemia governo Conte era stata immotivatamente esclusa dall'importazione di mascherine perché per importare quelle mascherine erano state scelte società avevano importato mascherine senza certificazione" attacca. Nel dibattito d'aula che si sviluppa tra Camera e Senato due i momenti di tensione. A Montecitorio bagarre si crea in occasione della dichiarazione di voto di Galeazzo Bignami, capogruppo FdI. "Su 327 votazioni in materia di politica estera la maggioranza ha sempre votato nello stesso modo, voi solo 31 volte. Noi siamo il terzo governo più longevo della Repubblica, voi la terza opposizione più longeva della storia". A Palazzo Madama si infiamma, invece, il confronto tra Mario Monti e la premier. "Al senatore voglio dire che ho trovato molto gravi le sue accuse circa i presunti manovratori da cui prenderei ordini.
A differenza sua faccio il presidente del Consiglio perché me lo ha chiesto il popolo italiano e gli unici a cui rispondo sono loro". Alla fine la risoluzione di maggioranza viene approvata con 177 voti favorevoli e 123 contrari, bocciate invece le risoluzioni dell'opposizione.