Mosca minaccia Londra: "Siete terroristi". Patrushev: "Truss esultò per Nord Stream"

I russi: "Prove del loro coinvolgimento". E convocano l'ambasciatrice. Il "falco" attacca: "La premier inglese scrisse a Blinken: Tutto fatto"

Mosca minaccia Londra: "Siete terroristi". Patrushev: "Truss esultò per Nord Stream"

Mosca non ci sta. E mette sull'avviso la Gran Bretagna. Ieri l'ambasciatrice di Londra in Russia, Deborah Bronnert, è stata convocata al ministero degli Esteri di Mosca per subire la reprimenda del Cremlino. L'accusa: il coinvolgimento diretto di Londra nell'attacco condotto da Kiev a Sebastopoli, con Mosca che sostiene di avere le prove che droni britannici abbiano bombardato navi russe ancorate nel porto della Crimea. La Bronnert è arrivata al ministero degli Esteri russo intorno alle 10 di ieri mattina, accolta da un'atmosfera tutt'altro che amichevole. Fuori dal ministero, decine di manifestanti erano riuniti (chissà quanto spontaneamente) per protestare, esibendo cartelli e urlando «la Gran Bretagna è un paese terrorista». E anche all'interno del lugubre palazzone di Smolenskaja-Sennaja l'ambasciatrice non deve aver ricevuto mazzi di fiori e scatole di cioccolatini. Nel corso della visita, durata una mezz'ora, la diplomatica si è vista sciorinare le prove del coinvolgimento della Gran Bretagna nell'attacco alla base della flotta del Mar Nero e nel sabotaggio dei gasdotti del Nord Stream; prove che, ha poi riferito la portavoce del ministero Maria Zakharova in un briefing informativo, saranno presto divulgate al mondo.

Nella nota diffusa dal ministero degli Esteri si parla di addestramento di sommozzatori ucraini per il combattimento sulla base di un accordo firmato da Gran Bretagna e Ucraina nel settembre del 2020, che avverrebbero in due basi della Marina ucraina, una a Ochakov, nella regione di Mykolaiv, e l'altra a Odessa. E nella stessa nota si spiega che la convocazione della Bronnert al ministero «ha voluto sottolineare che tali azioni aggressive da parte britannica minacciano di aggravare la situazione e potrebbero portare a conseguenze imprevedibili e pericolose», ha affermato il ministero. Londra negato recisamente di essere coinvolto nelle azioni citate da Mosca e d'altronde nemmeno Kiev le avrebbe rivendicate.

Ma ieri da Mosca un'altra voce si è fatta sentire con decisione contro il Regno Unito. Quella di Nikolaj Patrushev, segretario del consiglio di sicurezza russo e tra i falchi più rapaci dell'entourage di Vladimiri Putin. Patrushev, dopo aver detto che sono gli Stati Uniti i principali beneficiari degli attacchi «terroristici» al gasdotto Nord Stream 2, aver affermato che Kiev starebbe preparando una «bomba sporca, non senza la partecipazione dell'Occidente» e che «le forze neonaziste ucraine continuano a bombardare la centrale nucleare di Zaporozhzhia con armi occidentali», è passato a prendersela con Londra citando in particolare un episodio che avrebbe coinvolto l'allora premier britannica Liz Truss, che poi si sarebbe dimessa qualche settimana dopo. Un minuto dopo l'esplosione al gasdotto Nord Stream la Truss avrebbe scritto al segretario di Stato Usa Antony Blinken un messaggio con il testo «tutto è fatto», confermando così il coinvolgimento della Marina britannica nell'attacco al Nord Stream. Patrushev ha citato come fonte un messaggio di un imprenditore tedesco-finlandese, Kim Dotcom, per la verità dalla carriera piuttosto controversa. L'agenzia russa Novosti ricorda che l'imprenditore tedesco di passaporto finlandese è il fondatore dei servizi di file hosting Megaupload e Mega e attualmente risiede in Nuova Zelanda, che si rifiuta di estradarlo malgrado la richiesta degli Stati Uniti, che lo accusano, tramite l'Fbi, di racket, riciclaggio di denaro e frode. Dotcom non ha voluto rivelare la fonte della sua informazione.

Patrushev ha anche sostenuto che i Paesi dell'Ue e i loro cittadini siano diventati le principali

vittime delle sanzioni anti-russe, «soffrendo per l'inflazione dei beni di prima necessità, per il forte aumento dei prezzi dell'energia e per problemi socio-economici, che stanno già portando a un malcontento di massa».

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