I cinesi vanno pazzi per la mozzarella. E questa assomiglia a una buona notizia considerato che sono piuttosto numerosi. Ma molta di quella che consumano non è italiana bensì australiana e neozelandese. E questa no, non assomiglia a una buona notizia.
Dalla mozzarella di bufala alla mozzarella degli antipodi. Il mercato da 1,4 miliardi di consumatori del brulicante Paese asiatico sta per essere invaso dai chiari, freschi e dolci formaggi prodotti da Fonterra, una multinazionale lattiero-casearia neozelandese, che tra i suoi tanti prodotti vanta della «mozzarella cheese». Un prodotto che, ça va sans dire, non ha nulla a che vedere con il sublime latticino che da disciplinare può essere prodotto soltanto in Campania e in ristrette aree di poche province circostanti (Roma, Latina, Frosinone, Foggia, Isernia). Però incontra i gusti assai poco educati dei cinesi. Almeno, dei circa 600 milioni tra essi che amano mangiare pizza. Un altro prodotto italiano, questo, sul quale sembra proprio abbiamo perso il controllo.
Fonterra ha fatto bene i suoi conti. In Cina il consumo di prodotti lattiero-caseari è in costante aumento, con una impennata del 30 per cento negli ultimi anni. E così il colosso del latte ha creato un nuovo stabilimento supertecnologico a Stanhope, circa 200 chilometri a nord di Melbourne, e lì ha preso a produrre una specie di mozzarella che finirà sulle pizze di Pechino e Shanghai. «Il nostro formaggio neozelandese - si bulla Rene Dedoncker, amministratore delegato di Fonterra - già ora finisce su oltre metà delle pizze sfornate in Cina. Ma non ce n'era abbastanza, e così adesso manderemo anche le nostre mozzarelle australiane». Un business frutto del cambiamento delle abitudini alimentari dei cinesi, in particolare di quelli urbani. «La crescita dei locali che propongono ristorazione occidentale - prosegue Dedoncker - ha spinto i cinesi ad assaggiare il formaggio e molti stanno inziando ad adorare la pizza. Dal momento che i redditi disponibili in Cina crescono, si spende sempre di più per mangiare e la pizza è una scelta molto popolare. I cinesi vogliono una pizza di alta qualità e la morbidezza della nostra mozzarella fatta con latte australiano di alta qualità è perfetta». Perfetta?
Già. Perfetta. Come sono «perfettamente» italiani alcuni dei prodotti del brand «Perfect Italiano» della Fonterra. Come il «Perfect Bakes», un mix di tre oscuri formaggi da usare nei piatti da forno (magari per la pasta al forno con le polpette suggerita dalla stessa Fonterra). O come il Parmesan Cheese utilizzabile secondo i consigli del sito aziendale per preparare un italianissimo «Pastitsio con agnello e rosmarino».
Insomma. I cinesi hanno voglia di mozzarella e chi gliela dà? I kiwi e i canguri. Ohibò. Come è stato possibile farci sfuggire questo business miliardario, roba da 50mila tonnellate di formaggio all'anno? La risposta sta nella globalizzazione del mercato. Per le pizze assai poco ortodosse delle grandi catene americane che riempiono le megalopoli cinesi, come Pizza Hut, Domino's Pizza o Papa John's, serve un formaggio filante che di mozzarella ha solo il nome. E che arrivi dall'Australia, dal Brasile o dalla Danimarca poco importa. Quel che è sbagliato è per l'appunto chiamare quel formaggio bastardo e senza gloria con il nome di un vero gioiello gastronomico che viene così schizzato di fango.
Del resto la mozzarella quella vera, quella da latte di bufala campana, in Cina è rispettata assai.
Appartiene a quel pugno di specialità alimentari europee a marchio dop e igp tutelati anche dalla Repubblica Popolare, grazie a un accordo bilaterale tra Ue e Cina. Qui arrivano ogni anno circa 100mila chili di mozzarella vera, con un giro di affari di circa un milione di euro. Sembra tanto, ma è robetta rispetto all'«italian job» neozelandese.
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