Da anni era a capo del clan Licciardi ed era considerata «la mente» dell'Alleanza di Secondigliano. Maria Licciardi, 'a piccerella (la piccolina), è stata arrestata all'aeroporto di Ciampino. Stava per imbarcarsi su un volo per la Spagna, meta preferita dei boss di camorra dove già abita la figlia Regina. Torna così in carcere la donna che dagli anni '90 è considerata alla testa e alla cassa del cartello di Secondigiano, il sodalizio criminale più pericoloso e potente della Campania, con una capacità di controllo del territorio totale e una forza d'infiltrazione nell'economia legale che non ha eguali nel nostro Paese.
Negli anni, l'holding di Secondigliano ha esteso i suoi interessi ovunque nel mondo, accumulando una montagna di denaro attraverso il narcotraffico, la vendita internazionale di capi contraffatti, le scommesse clandestine, le estorsioni. Non si è stupita quando, poco prima di salire sulla scaletta dell'aereo è stata sorpresa dai carabinieri del Ros, coordinati dalla Procura di Napoli, e non ha opposto resistenza. È accusata di associazione di tipo mafioso, estorsione, ricettazione di denaro di provenienza illecita, turbativa d'asta. Tutti i reati sono aggravati dalle finalità mafiose.
Le indagini sono state rese complicate anche dall'abitudine di Lady Camorra di fare bonifiche nei locali e sui mezzi in uso al clan per scongiurare la presenza di dispositivi di intercettazione. Estremamente prudente, la boss 70enne di Masseria Cardone era già riuscita in più occasioni a far perderele sue tracce. Nel 1998 era già stata inserita nella lista dei 30 criminali più ricercati d'Italia e il 26 giugno del 2019 era sfuggita ad un blitz che aveva portato al sequestro di beni per 130 milioni e all'arresto di 126 affiliati all'Alleanza di Secondigliano.
Dopo una latitanza di due mesi, l'ordine di arresto di Maria Licciardi era stato revocato dal Tribunale del Riesame e lei era tornata libera. Guidava il suo clan insieme ai fratelli Vincenzo e Pietro dal 1994, quando il fratello Gennaro, detto 'a scigna (la scimmia) era morto in carcere a Voghera. Maria, fisico minuto e carattere d'acciaio, aveva preso sempre più piede nella famiglia e accanto a Ciccio Mallardo ed Edoardo Contini aveva guidato l'Alleanza di Secondigliano nella guerara sanguinosa contro la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Arrestata nel 2001, era tornata in libertà nel dicembre 2009 e da allora aveva preso le redini della cosca che controlla non solo Masseria Cardone, ma anche i rioni Don Guanella, Berlingieri e Vasto.
I Licciardi possono vantare ottimi rapporti con altri clan di camorra, come i Mallardo i Di Lauro, il gruppo della Vinella Grassi, i Polverino. Relazioni importanti, che avevano consentito al Licciardi di non essere coinvolti nelle guerre di camorra che di recente hanno insanguinato l'area a Nord di Napoli.
Licciardi era considerata dagli altri boss del cartello «la mente fine del clan», la sua propensione al comando e la sua ferocia poi hanno fatto il resto e alla morte di Gennaro Maria ha scalato il gotha di Secondigliano, costringendo alla ritrattazione Costantino Sarno, padrino di Miano, un pentito potenzialmente pericolosissimo per l'Alleanza: solo lei poteva riuscirci, solo a lei era stato dato e riconosciuto questo potere.
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