Interni

"Narro l'Italia dei piccoli centri sempre snobbati dalla sinistra"

L'intellettuale Edoardo Sylos Labini: "Il 22 e 24 agosto farò tappa a Loano"

"Narro l'Italia dei piccoli centri sempre snobbati dalla sinistra"

Ascolta ora: ""Narro l'Italia dei piccoli centri sempre snobbati dalla sinistra""

"Narro l'Italia dei piccoli centri sempre snobbati dalla sinistra"

00:00 / 00:00
100 %

Prosegue l'estate dei Festival delle Città Identitarie, giunto alla IX edizione, che tra il 22 e il 24 agosto andrà in scena a Loano, provincia di Savona. Dopo gli appuntamenti di Potenza e di Trino, nel vercellese, la manifestazione arriva sul Ponente ligure, con un interesse crescente da parte del pubblico. Conduttore e ideatore della manifestazione è Edoardo Sylos Labini, che ci ha raccontato la sua esperienza

Come nasce l'idea dei Festival?

«Nasce perché ho creato la Fondazione città identitarie, che raccoglie più di 150 piccoli comuni d'Italia. Su 7.901 comuni italiani, il 90% è sotto i 20.000 abitanti e il 70% sotto i 10.000. Quindi l'Italia è dei piccoli paesi, ognuno dei quali nasconde dei personaggi o dei simboli culturali che hanno fatto la storia, non soltanto dell'Italia. A Potenza, per esempio, abbiamo raccontato che Leoncavallo ha scritto lì Pagliacci il melodramma più rappresentato nel mondo, e non lo sa nessuno. A Trino, invece, è stata stampata la commedia di Dante con la dicitura Divina per la prima volta».

Perché la cultura identitaria non è mai diventata mainstreamin?

«Perché per certa cultura legata a un mondo di sinistra, la parola Patria equivale quasi a una diminuzione del racconto del Paese. Mi sono trovato, per esempio, una volta ospite dalla Gruber e quando raccontavo questo, Massimo Giannini parlava di Italietta, quasi in forma dispregiativa. Per certa cultura autoreferenziale, questa Italietta di provincia è una cosa piccola, da non rappresentare. Invece è quello per cui siamo famosi in tutto il mondo. Io la racconto in modo pop, offro una visione diversa in un periodo in cui la vera trasgressione è il racconto della nostra tradizione e delle radici».

A fronte di questo, secondo lei quanto lavoro c'è ancora da fare?

«Cultura e identità, che io ho fondato più di 5 anni fa, nasce proprio da questo intento. Si è creato un gruppo di intellettuali, di giornalisti ma non solo intorno al progetto, che in questi anni ha lavorato per questo nuovo immaginario italiano. Ora una parte importante del lavoro la deve portare avanti il ministero della Cultura insieme alla Rai. Gennaro Sangiuliano e Giampaolo Rossi ci stanno lavorando: ora la Rai finalmente può essere un canale pluralista e può raccontare la bellezza dei nostri piccoli territori, che sono il tessuto dell'Italia».

Questa è l'Italia che può anche spingere il turismo, no?

«Certo, c'è un boom straordinario, ma ci può anche essere un decentramento. Perché invece di invadere Venezia, Roma, Firenze, Bologna, Milano e le grandi città, puoi andare a Chioggia, a Loano e a Trino, per esempio. Invece di andare per forza a Matera, puoi andare a Potenza. I piccoli paesi che nascondono dei pezzi d'arte straordinari. Nessuno lo sa, ma a Loano c'è la casa della madre di Giuseppe Garibaldi».

Cosa si deve aspettare il pubblico dalla tappa di Loano?

«Ci sarà, per esempio, un incontro con Andrea Bada, un sub estremo che va a esplorare le profondità del mare proprio lì intorno. Incontreremo Francesca Barbi Marinetti per parlare della ceramica futurista. E visto che Loano è stata la città dell'ammiraglio Doria, che guidò la flotta cristiana nella battaglia di Lepanto, abbiamo immaginato un incontro tra Oriente e Occidente. Ci sarà lo scrittore egiziano convertito al cristianesimo Magdi Cristiano Allam e il vice-direttore de Il Giornale Francesco Maria Del Vigo.

Un racconto che sarà sempre in chiave pop».

Commenti