La Corte Costituzionale ha inflitto un duro colpo alle restrizioni imposte dal governo al settore del noleggio con conducente (Ncc), dichiarando illegittime parti del decreto interministeriale 226 del 2024. I giudici hanno accolto i ricorsi della Regione Calabria, riconoscendo un'invasione delle competenze regionali in materia di trasporto pubblico locale e la violazione dei principi di libera concorrenza. Al centro della disputa, alcune norme considerate eccessive: l'obbligo di attendere almeno venti minuti tra la prenotazione e l'inizio del servizio, se non si parte dalla rimessa; il divieto di stipulare contratti di durata con soggetti che svolgono anche attività di intermediazione; e l'obbligo di utilizzare esclusivamente l'app ministeriale per il foglio di servizio elettronico. Secondo la Consulta, tali misure sono sproporzionate e violano la libertà d'impresa, la neutralità tecnologica e l'autonomia contrattuale. Il vincolo dei venti minuti, in particolare, è stato giudicato un modo indiretto per favorire i taxi, già bocciato nel 2020. Analogamente, il divieto sui contratti di durata limita accordi legittimi tra Ncc, hotel o agenzie di viaggio, mentre l'app obbligatoria impone un controllo eccessivo e tecnologicamente discriminatorio.
La Corte ha così annullato le parti contestate, aprendo la strada a una maggiore concorrenza nel trasporto non di linea. Per il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto (foto), si tratta di "una vittoria liberale: più concorrenza e più mercato significano più opportunità per cittadini e imprese".