Nel mondo della birra c'è aria di fusione: arriva il maxiboccale

Il gruppo belga AB InBev potrebbe annettersi il sudafricano SabMiller concentrando svariati supermarchi

Nel mondo della birra c'è aria di fusione: arriva il maxiboccale

Metti allo stesso tavolo i primi due piu grandi produttori al mondo di birra e la rivoluzione delle «bionde» (ma anche delle rosse) è servita. Ed è pronta a scompaginare il mercato mondiale di settore con un fiume di boccali dal valore monstre di 275 miliardi di dollari. A tessere le fila dell'operazione è AB InBev, il leader belga che, non contento del suo primato, ha messo gli occhi sulla concorrente sudafricana SabMiller puntando alla nascita di un colosso che avrebbe il 30 per cento di tutto il mercato mondiale delle birre. C'era da aspettarselo da una società il cui motto recita «Non siamo mai completamente soddisfatti dei nostri risultati, che sono il carburante della nostra azienda». E di «carburante» il nuovo gruppo che potrebbe nascere dal matrimonio tra i due ne avrebbe, eccome. Basti pensare che AB InBev opera in 25 Paesi e ogni giorno riempie gli scaffali dei supermercati e i bar di alcune delle bionde più famose al mondo: Corona, Stella Artois, Skol, Beck's, Budweiser. Non da meno è SabMiller che in sei continenti distribuisce 200 marchi diversi tra cui la «nostra» Peroni, la Pilsner Urquell, la Miller e la Grolsch.

Per questo, per bersi la SubMiller la società belga dovrà preparare un'offerta di acquisizione più che allettante. Le manovre sono iniziate e i rivali di mezzo mondo tremano. Specialmente in Asia. La mossa di InBev viene, infatti, letta dal mercato come un necessario rafforzamento alla luce di due aspetti: l'improvviso rallentamento dei Paesi emergenti e l'avanzata senza precedenti dei cinesi nel settore negli ultimi dieci anni. Secondo un recente studio condotto da Bloomberg, infatti, le 10 birre più vendute nel pianeta sono tutte bionde, con una gradazione alcolica moderata, con una massiccia presenza di marchi cinesi. Le prime due posizioni sono, infatti, appannaggio di Pechino e nel resto della lista appaiono tre statunitensi e una sola produzione europea. Sul podio abbiamo la Snow, birra cinese bionda e leggera che in soli 10 anni ha scalato 10 posizioni con una crescita delle vendite del 573 per cento. Sul secondo gradino la Tsingtao, che prende il nome dall'omonima città di produzione ed è molto richiesta all'estero (50 per cento dell'export). Segue, infine, la statunitense Bud Light. Per trovare una bionda prodotta dalla InBev bisogna scendere in quarta posizione con il suo marchio a stelle e strisce Budweiser. La Heinekein, al 7° posto, è invece l'unica europea in classifica, nonché la birra più antica della classifica (151 anni di vita).

D'altra parte, è noto che la birra è una bevande storica e ha avuto estimatori di ogni rango da William Shakspeare («Una pinta di birra è un pasto da re») fino a Benjamin Franklin («La birra è la prova che Dio ci ama e vuole che siamo felici»). Con il tempo il mercato mondiale, caratterizzato da migliaia di produttori diversi è andato, però, incontro a una sorta di selezione naturale concentrando la produzione nelle mani di pochi grandi colossi. Per esempio Sabmiller, ha acquistato nel tempo diversi marchi in Europa, Asia e nelle Americhe per arrivare poi nel 2005 alla corte della storica Peroni. E la stessa AB InBev è nata dalla fusione tra la belga InBev e l'americano Anheuser-Busch. Ora questo nuovo matrimonio.

«Il nuovo gruppo, se mai nascerà ­ commenta un analista ­ sarà ben più grande di Nestle e di Procter&Gamble». Non per altro ieri le due società hanno portato a casa notevoli guadagni in Borsa e il mercato ha già alzato i boccali e brindato alle nozze.

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