Nel partito prevale la rabbia dopo l'elezione di Mattarella che ha tradito il Patto del Nazareno

Roma«Ci saranno conseguenze», dice Giovanni Toti. «Questa storia non finisce qui», conferma «Il Mattinale», l' house organ del gruppo dei deputati azzurri. Nel day after di Forza Italia, uscita incontestabilmente sconfitta dalla lunga settimana del Quirinale, si tirano i conti, si leccano le ferite e si prepara la reazione. Certo, al momento Forza Italia sembra avere le polveri bagnate, ma Renzi tornerà ad averne bisogno per le riforme. «Sulle riforme e sulla legge elettorale in Senato Forza Italia è stata determinante», ricorda Toti. E lo sarà ancora.

Già, le riforme. Berlusconi lo ha detto chiaramente: il dialogo con Renzi resta, anche se con maggiore diffidenza. Il deputato azzurro Osvaldo Napoli conferma: «Sarebbe un grave errore politico pensare di scaricare sulle riforme le incomprensioni o il disappunto per la vicenda del Quirinale. Il Patto del Nazareno, grazie al quale sono stati fatti progressi enormi, va in qualche misura “parlamentarizzato”, nel senso di trasformarlo in un percorso parlamentare condiviso da una maggioranza più ampia di quella che il Patto auspica». «Non possiamo gettare al macero la nascita di un nuovo Parlamento con una sola Camera legislativa e una nuova legge elettorale che favorisce il bipartitismo riducendo il potere di blocco dei partitini, tutte battaglie di Berlusconi», dice l'ex parlamentare Francesco Giro.

Nella domenica trascorsa sul lettino dello psicanalista, Forza Italia è fondamentalmente sospesa tra tre umori, tutti comunque cupi. Il primo è inquinato dalle recriminazioni contro il dittatore Renzi, che ha tradito indubitabilmente il patto del Nazareno. Il secondo è il «ve l'avevamo detto» intonato in coro dai fittiani, che da tempo mettevano in guardia sull'opportunità di vendere l'anima a Renzi in cambio della condivisione delle riforme («che Renzi voglia più forni, mi pare naturale e furbo dal suo punto di vista. Il problema sarebbero i “fornai” che ancora gli dovessero credere...», ironizza proprio Raffele Fitto). Il terzo è la conta dei franchi soccorritori, quei franchi tiratori azzurri che, in numero variabile da 35 a 70 a seconda dei calcoli, hanno votato dietro la tenda del catafalco per Mattarella, non rispettando l'ordine di scuderia della scheda bianca e facendo arrabbiare Maurizio Gasparri: «Basta regali a Renzi, visto che risponde con truffe alla generosità di Berlusconi».

Il partito è diviso, come una squadra sconfitta che non sa se prendersela più con l'arbitro o con se stessa. C'è la consapevolezza che la lontananza del leader carismatico, confinato ad Arcore e senza il biglietto d'entrata a Montecitorio, abbia favorito la disfatta. E che quindi non si possa ripartire che da Berlusconi. Cambiando quasi tutto il resto. «Forza Italia deve decisamente cambiare linea, progetto e volti per imprimere una svolta a un movimento che perde consensi ed è sempre più distante dalle richieste e esigenze degli elettori di centrodestra», taglia corto Silvia Sardone, membro della segreteria regionale di Forza Italia Lombardia e leader dei «movimentisti». «Al bando le illusioni di ricette facili a base di casting , correnti, patti.

Consapevolezza che ci vuole un duro lavoro sui territori e sui problemi reali», suggerisce Gasparri. Guarda un po' più lontano Renata Polverini: «Ritengo che si debba continuare a lavorare sulla ricomposizione del centrodestra che gli italiani hanno il diritto di poter votare».

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