Milano - C'è differenza tra un migrante straniero, che ha presentato domanda di asilo in Italia e viene accolto in uno dei nostri centri e un senzatetto italiano che, pur avendo, per nascita il diritto di vivere e abitare in questo stesso paese, quel tetto comunque non ce l'ha? E, causa temperature atmosferiche polari, chiede di poter entrare almeno qualche notte in uno dei centri riservati agli stranieri per dormirci e ripararsi?
La risposta allo strambo quesito sembra scontata. Non fatevi però prendere dai facili buonismi, dal fatto che Milan g'ha el cor in man o dall'ovvietà di una domanda che vi sembra banale se non addirittura ottusa.
L'altra notte, infatti, una decina di aderenti al comitato cittadino «Milano sicura» (iscritti effettivi 1.070) - nata la scorsa estate per contrastare i disagi che causano gli ospiti dei centri d'accoglienza - sono arrivati alla caserma «Montello» di via Caracciolo dove, tra ormai vecchie ma numerose polemiche, sono ospitati circa 300 migranti, perlopiù eritrei.
«Insieme a noi c'erano anche i volontari dell'associazione onlus Pro Tetto» spiega Sabrina Geraci, presidente di Milano Sicura e titolare di un panificio attraverso il quale spesso sfama i clochard. Tutti i volontari, una decina di persone, hanno passato alcune ore in presidio davanti alla caserma. Dopo aver accertato che nei dormitori pubblici i posti erano tutti esauriti, infatti, avevano chiesto ad alcuni funzionari della caserma che venissero fatti entrare tre clochard, tutti italiani, intirizziti dal freddo e desiderosi di un giaciglio.
«Mandandoci via, ci hanno risposto che quel luogo era riservato esclusivamente agli stranieri - spiega la Geraci -. A noi sarebbe bastato che avessero offerto a quei poveretti un posto per dormire, non per forza dentro la caserma, ma comunque in un luogo caldo. A quel punto, però, è arrivata la polizia, ci ha identificati e certo non ci ha risolto il problema».
«Così - dichiara la Geraci - siamo rimasti lì per qualche altra ora (e non tutta la notte come avevamo previsto, armati di coperte e thermos) fino a quando il posto per i tre è stato trovato grazie al nostro passaparola nel dormitorio di via Saponaro, al Gratosoglio. In realtà questo posto per i clochard italiani era costituito da tre piastrelle, a terra. Risultato: circondati da una cinquantina di africani tutti ubriachi, i senzatetto italiani sono fuggiti impauriti».
Il presidio davanti alla Montello per i volontari «non è mai stato un pretesto»: basti pensare che uno dei tre senzatetto stava davvero male e infine è stato trasportato in ambulanza all'ospedale Sacco.
«Mentre in tutti gli altri centri di accoglienza c'è un orario di ritorno da rispettare, pena la perdita del posto al dormitorio - continua la Geraci - in via Caracciolo i migranti entrano ed escono a qualsiasi ora. Noi sapevamo che la struttura, così grande, era l'unica a poterli ospitare. E proprio per questo siamo pronti a ritornarci. Non è finita qui».
Riguardo la vicenda il Comune fa sapere che i tre uomini, indirizzati dalla caserma Montello al centro di via Saponaro, sono stati accolti intorno alla mezzanotte ma solo uno di loro ha accettato l'ospitalità.
«Non è affatto vero - conclude la Geraci - l'ospitalità inizialmente l'hanno accettati tutti e tre pur di non stare al freddo, ma quando hanno capito che il posto consisteva nel dormire per terra davanti a decine e decine di
ubriachi, come ho già detto, se la sono data gambe levate. Aspettiamo che il prefetto Marangoni e l'assessore comunale al Welfare Majorino scendano in campo per trovare una soluzione per queste persone. Italiani come noi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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