I sondaggi per ora non la premiano, ma lei conta molto sull'effetto Mamdani per conquistare Parigi come il socialista di origini indiane e ugandesi ha fatto con New York. Sophia Chikirou ha 46 anni, ed è un personaggio da prendere con le molle. Esponente della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon è la mina vagante delle elezioni a sindaco della Ville Lumière che si terranno il prossimo marzo. E non sembra disposta a fare compromessi per vincere.
Chikirou è una politica di professione, che ha iniziato nelle fila di quei socialisti che ora ammette di voler combattere. Già, perché nelle sue dichiarazioni l'odio per Anna Hidalgo, sindaco uscente della capitale francese, emerge forse più che quello per gli esponenti dell'estrema destra. Come quando, annunciando la sua candidatura, venerdì scorso, ha promesso che da sindaco "di certo non mi acquisterò abiti da 6mila euro", facendo riferimento alle note spese della Hidalgo, sindaco di Parigi dal 2014. Un argomento che per la verità Chikirou farebbe bene trattare con maggiore cautela, dal momento che è stata a sua volta accusata di truffa aggravata per aver gonfiato i conti della campagna elettorale di Mélenchon per le presidenziali del 2017, da lei curata. Rilievi che lei ha sempre respinto, parlando di "accuse senza motivo".
Malgrado queste ombre, Chikirou è una candidata forte. Lei è convinta di poter dire la sua conquistando l'elettorato popolare di una città che guarda certamente a sinistra, ma che secondo lei dovrebbe spostare lo sguardo ancora più a sinistra. E infatti lei ha già annunciato che non farà alcuna alleanza con il partito socialista che governa Parigi ininterrottamente dal 2001 e che candida Emmanuel Grégoire, nemmeno allo scopo di battere Rachida Dati, la ministra della Cultura dell'attuale governo che si presenta per i Républicains (mentre Renaissance di Emmanuel Macron ha deciso di non sostenere Dati e di candidare Pierre-Yves Bournazel).
Chikirou è attualmente parlamentare della France Insoumise, ma si dice stanca di un ruolo che non le permette di incidere come vorrebbe nella vita della gente. Per farlo ha studiato un programma decisamente forte: la riduzione del costo degli affitti ("se le famiglie sono costrette a lasciare Parigi per i canoni troppo alti è perché le politiche messe in atto sono insufficienti"), l'introduzione di un'"educazione comunale" con un massiccio investimento in favore degli educatori delle scuole materne.
Ma di Chikirou si ricordano anche sparate discutibili, come quando ha ammesso di non considerare la Cina una dittatura, perché laggiù "la libertà di espressione in Cina è minacciata tanto quanto quella che abbiamo in Francia". E poi c'è il gossip che la vorrebbe amante di Mélenchon, alimentato da un rapporto di vicinanza talora apparso morboso.
Ma alla fine, come da tradizione delle sinistre, Chikirou pottrebbe avere il solo risultato di favorire anche a Parigi la vittoria della destra: perché il 12 per cento di cui è accreditata la promuoverebbe al secondo turno, dove potrebbe
erodere alla sinistra dei socialisti (che probabilmente si alleeranno con gli ecologisti) quella parte dei voti che potrebbero portare all'Hotel de Villa la Dati con il suo "programma di infelicità sociale", Chikirou dixit.