Politica estera

Nikki, ultima chiamata. Ma Trump è inarrivabile

Dopo l'addio di DeSantis, Haley spera nell'exploit in New Hampshire. I sondaggi danno il tycoon avanti di 20 punti

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Ultima chiamata per Nikki Haley. L'ex governatrice della South Carolina si è finalmente assicurata il testa a testa che cercava da tempo contro Donald Trump grazie al ritiro di Ron DeSantis a due giorni dalle primarie repubblicane in New Hampshire, ma potrebbe essere troppo tardi. Essere l'unica candidata contro il tycoon accende i riflettori su di lei, che spera ancora in una vittoria a sorpresa e fino all'ultimo va a caccia dei voti di indipendenti e moderati.

I sondaggi, tuttavia, parlano di un vantaggio sempre più incolmabile dell'ex presidente americano. Secondo la proiezione di Washington Post e Monmouth University (completata prima che il governatore della Florida abbandonasse la corsa) Trump è al 52% tra i potenziali elettori mentre Haley è al 34%. DeSantis invece era all'8%, e il Wp spiega che se i suoi sostenitori vengono assegnati in base alla seconda scelta, il sostegno di The Donald aumenta di 4 punti mentre quello della rivale di 2 punti, portando quindi il vantaggio del frontrunner a +20%. Per Cnn e University of New Hampshire, invece, il 62% di coloro che sostenevano DeSantis nel Granite State ha indicato Trump come seconda scelta, e solo il 30% preferisce Haley come alternativa. Se le urne oggi confermeranno le previsioni, l'ex ambasciatrice all'Onu dovrà valutare attentamente il da farsi, visto che i sondaggi danno l'ex inquilino della Casa Bianca in vantaggio anche nel suo stato d'origine, dove si vota il 24 febbraio. Rimanere in campo e subire una debacle in South Carolina infatti potrebbe offuscare il suo curriculum politico se volesse candidarsi di nuovo alle elezioni tra quattro anni nell'era post-Trump del Grand Old Party.

Per ora, comunque, Haley continua a ribadire che i repubblicani non dovrebbero affrettarsi a incoronare il tycoon dopo l'uscita di DeSantis. «Serve un leader di nuova generazione - ribadisce incontrando i sostenitori - Finora ha votato solo uno stato. Metà dei voti sono andati a Trump e metà no. Non siamo un paese di incoronazioni. Gli elettori meritano di dire la loro se proseguire sulla strada di Trump e Biden, o se imboccare una nuova via conservatrice». The Donald, da parte sua, mette da parte gli insulti del passato e ringrazia DeSantis per il sostegno: «Non vedo l'ora di lavorare con lui per battere Joe Biden», afferma durante un comizio. Il tycoon ormai sembra guardare già allo scontro di novembre, e punta a chiudere definitivamente la partita delle primarie entro il Super Tuesday del 5 marzo, quando sul tavolo ci saranno 874 delegati. A quel punto la vittoria potrebbe rimanere solo una formalità, magari da completare entro il 22 marzo, quando si vota in altri cinque stati tra cui la sua Florida.

Intanto il board editoriale del Wall Street Journal mette in guardia sul fatto che una vittoria di Trump non si tradurrà né in un ritorno alla normalità né in una maggiore unità.

I fallimenti di Biden rappresentano per il partito repubblicano una «storica opportunità», scrive il quotidiano, e una nomination alternativa a The Donald darebbe «una scossa alle categorie politiche, riuscirebbe a conquistare gli indipendenti e offrirebbe una chance migliore ai conservatori».

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