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"Noi, la Lega e quel che verrà"

Il Cav: "Nessun Nazareno bis, Renzi è uno statalista illiberale. Chi vota col governo è fuori dal partito". Sul futuro: "Serve un contenitore nuovo di centrodestra con Forza Italia, Lega e altri"

"Noi, la Lega e quel che verrà"

Per la prima volta dopo le elezioni regionali, Silvio Berlusconi fa il punto. Parla di presente e di futuro, delle alleanze, del governo e dell'opposizione, ovvero del luogo politico in cui Forza Italia è e resterà fino a quando a Palazzo Chigi ci sarà Matteo Renzi. Parla anche dei mal di pancia interni al partito e chiarisce, se mai ce ne fosse bisogno, che chi non voterà secondo le direttive del partito sarà fuori.

Niente Nazareno due. Perché?

«Per la verità non capisco come possa essere nata una simile ipotesi. Siamo convintamente all'opposizione e nulla è cambiato da quando abbiamo dovuto rinunciare alla collaborazione con il Partito democratico».

Immagina che anche in futuro non sia possibile alcun accordo col Pd di Renzi? E se possibile, a che condizione?

«È ovvio che se il Partito democratico presentasse in Parlamento qualche miglioramento della legge elettorale, o della riforma costituzionale, noi voteremmo a favore di quella norma, come voteremmo qualsiasi provvedimento, da chiunque proposto, che giudicassimo positivo per il Paese».

Se qualcuno, nei gruppi parlamentari nei prossimi giorni dovesse dare il suo voto al governo, cosa penserebbe?

«È normale che in un movimento possano esserci opinioni diverse sulle linee da seguire, ma se la minoranza non riesce a convincere la maggioranza sulla sua tesi, deve adeguarsi alla tesi della maggioranza o, altrimenti, lasciare il partito».

Ritiene che la luna di miele tra una parte degli italiani e Renzi sia definitivamente finita?

«Il Partito democratico è in forte calo. Ma certo, dopo tre governi di seguito non scelti dagli elettori, gli italiani non credono più che andare a votare serva».

Renzi sta cercando di occupare tutte le caselle del risiko del potere. Preoccupato?

«Sta dimostrando di essere uno statalista e non un liberale: il suo obiettivo è un controllo forte del governo sulle leve economiche del nostro Paese».

E allora, torniamo alla politica. Niente Nazareno, modello Liguria o altro?

«Il voto in Liguria, oltre al valore di Giovanni Toti, conferma che un centrodestra unito è non solo competitivo ma vincente. Ovviamente a patto di esprimere un candidato che aggreghi e non divida».

Alleanza con Ncd. Dal punto di vista dei rapporti personali esiste un caso Alfano, e non solo. È superabile?

«Non esiste un caso-Alfano, esiste una forza politica i cui membri si dicono di centrodestra, hanno una storia politica di centrodestra, sono stati eletti con il centrodestra sotto il simbolo “Berlusconi Presidente” ma oggi consentono a un governo di sinistra, sempre meno apprezzato dagli italiani, di andare avanti. Questa è una contraddizione che prima o poi dovrà finire. So che molti di loro vogliono tornare da noi. Ma deve essere chiaro che il futuro del centrodestra è alternativo alla sinistra».

Con Fitto discorso chiuso?

«Di Fitto e dei suoi si è già parlato troppo».

Gli ultimi sondaggi danno Lega e Forza Italia alla pari o quasi. Questo porrà un problema di leadership?

«Salvini è abile, dinamico, spregiudicato: è ogni giorno in giro per l'Italia e in televisione, e sa che ogni sua provocazione è destinata ad essere rilanciata e moltiplicata, con l'effetto di fargli pubblicità anche da parte di chi pensa di contraddirlo. È un valore aggiunto per il centrodestra. Il leader di Forza Italia invece, a causa di una sentenza assurda che verrà ribaltata dalla Corte di giustizia europea, è stato costretto al silenzio, tenuto lontano dalle televisioni, impossibilitato a muoversi sul territorio. In queste condizioni, è naturale che Forza Italia sia calata e la Lega sia cresciuta. Comunque la leadership del centrodestra, al momento, non è un problema all'ordine del giorno».

Ritiene credibile una futura alleanza Grillo-Salvini, come qualcuno ha ipotizzato?

«Assolutamente no, sarebbe rovinosa per entrambi».

Cosa si può dire ai cittadini che non sono andati a votare?

«È proprio questo il vero grande tema del quale ci dobbiamo occupare. Quando un italiano su due non va a votare significa che l'insoddisfazione è arrivata a un livello intollerabile ed anche che la stessa democrazia è in pericolo e i risultati delle elezioni perdono di significato. In Italia esiste una maggioranza naturale di moderati, di persone oneste e perbene, che allo Stato chiedono poco, chiedono soltanto di poter lavorare, di veder garantita la loro sicurezza e un livello accettabile di servizi. Tutto questo la sinistra non ha saputo farlo. Ha oberato di tasse i cittadini, li ha afflitti con la burocrazia, li ha consegnati all'arbitrio dei giudici, e in cambio non ha dato né efficienza né sicurezza. Da qui la disaffezione, aggravata appunto dal fatto che il voto degli italiani è stato sistematicamente ignorato nella scelta degli ultimi tre governi. Noi abbiamo il dovere di ridare a questi cittadini delle buone ragioni per andare alle urne. Solo se riusciremo a farlo torneremo ad essere una vera democrazia».

Non pensa che Forza Italia ha lasciato troppo spazio alla Lega su temi sensibili alla gente come l'emergenza immigrazione?

«L'immigrazione è un problema gravissimo e lo sarà anche nei prossimi anni. La Lega fa bene a porre il problema con grande forza. Noi abbiamo una posizione ferma quanto quella della Lega, con una differenza: non ci limitiamo a gridare ma cerchiamo di suggerire delle soluzioni con l'esperienza di chi era riuscito a bloccare completamente il flusso degli sbarchi».

Il caso Venezia insegna che con volti nuovi e di rottura il centrodestra può ancora vincere. È questa la strada?

«Il centrodestra vince quando è unito e presenta nuovi protagonisti che vengono dal mondo del lavoro. Come ha sempre cercato di fare Forza Italia dalla sua fondazione. È vero che è stata utilizzata anche da professionisti della politica per il proprio tornaconto ma poi, ad uno ad uno, per fortuna, se ne sono andati. I nomi li conoscete tutti».

Dentro nuove facce. Ma quelle vecchie che fine fanno?

«Non c'è nessun motivo per fare a meno di chi sta in politica, anche da anni, ma la intende non come un mestiere ma come un dovere, un impegno al servizio del proprio Paese e dei propri concittadini. Gli azzurri di Forza Italia stanno in campo con questi sentimenti».

Milano e probabilmente Roma andranno presto al voto. C'è già qualche idea su come affrontare le urne?

«Sì, stiamo individuando dei candidati con una rilevante esperienza imprenditoriale disposti a mettere questa esperienza al servizio della loro città e dei loro concittadini».

Il centrodestra torna centrale e sui giornali di sinistra riprende il gossip giudiziario nei suoi confronti. Pensa finirà mai?

«I processi politici contro di me sono cominciati appena sono sceso in campo e hanno determinato ben tre colpi di Stato: nel '94, nel 2011, nel 2013. Purtroppo il sentimento della democrazia non è così forte negli italiani che non hanno saputo mettere in campo alcuna reazione adeguata. Questo è ciò che mi fa pensare, a volte, che i miei concittadini davvero non mi meritino».

Napoli, Bari, Milano: i processi ancora aperti la preoccupano?

«Sono processi politici, tutti con accuse farsesche, fondate sul nulla, messi in piedi per eliminare l'avversario politico. Proprio come i più famosi processi politici della storia. Quelli ad esempio a Socrate, a Galileo Galilei, agli avversari di Stalin. Mi preoccupano? Certamente. Quando le procure e i collegi sono plotoni di esecuzione per far fuori l'avversario politico, è forse inutile difendersi ma comunque ti portano via energie, risorse».

Previsioni. La legislatura arriverà alla fine?

«Nessuno in questo Parlamento vuole andare a casa prima del 2018, perché sa che difficilmente tornerà in Parlamento la prossima volta».

Il Pd resterà unito?

«Il sogno del “Partito della Nazione” è finito con le elezioni regionali. Il Pd è e rimane un partito di sinistra, che persegue, in modo più o meno moderato, politiche socialdemocratiche. Proprio quelle politiche che sono in crisi in tutta l'Europa. Vedasi negli ultimi giorni la Danimarca. Questa sinistra europea e italiana non è più in grado di rappresentare il futuro».

Forza Italia cosa è e come sarà nei prossimi mesi-anni?

«In ogni città, in ogni provincia, ci sono centinaia di azzurri che ogni giorno lavorano con lealtà, con generosità, con disinteresse, per difendere la nostra libertà. Sono le persone che ogni volta che partecipo a un incontro pubblico mi fanno sentire, con il loro abbraccio, la loro fiducia, il loro calore, il loro entusiasmo. Con loro Forza Italia va avanti come parte essenziale dell'unione del centrodestra. L'altra parte è la Lega. A noi, alla ottima classe dirigente che ho cresciuto, tocca organizzare l'area dei moderati, dei liberali, il centro del centrodestra, quella che poi vince davvero in tutt'Europa. Forse occorrerà realizzare un contenitore più ampio, del quale Forza Italia e la Lega siano parte, che si rivolga non solo ai partiti, ma anche alle associazioni, ai gruppi, ai movimenti di opinione, ai cittadini non organizzati in partiti. Il nostro primo obbiettivo - voglio ripeterlo - è quello di ridare un motivo serio per tornare a votare agli italiani che hanno disertato le urne. Per riuscirci, mi impegnerò personalmente, ma tutte le forze che si riconoscono nel centrodestra devono saper rinunciare a qualche loro convenienza per imboccare un cammino comune fatto di lungimiranza e generosità verso l'Italia e verso gli italiani».

Le prossime elezioni politiche porteranno i moderati alla guida del Paese.

«Ne sono sicuro».

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