"Noi non facciamo politica". L'Anm replica alla Meloni ma rischiano anche le toghe

La nota dei magistrati: "Rispettiamo la Costituzione". Ma gli errori dei giudici dietro la scarcerazione del criminale libico potrebbero finire in un esposto a Perugia

"Noi non facciamo politica". L'Anm replica alla Meloni ma rischiano anche le toghe
00:00 00:00

"I giudici non fanno politica", dice l'Anm al governo che cerca di disarcionare sul caso Almasri, schierando un ordine contro un potere dello Stato per contrastare una riforma chiesta al Parlamento dagli elettori. "Non esiste alcun disegno avverso all'esecutivo, affermarlo significa non comprendere il funzionamento della separazione dei poteri dello Stato", insiste il sindacato delle toghe guidato da Cesare Parodi, nel tentativo di far cadere nel dimenticatoio le responsabilità oggettive della stessa magistratura nella scarcerazione del criminale di guerra libico.

"Noi siamo soggetti soltanto alla legge, come dice l'articolo 101 della Costituzione", si legge nella nota della Giunta esecutiva centrale dell'Anm, che lamenta di essere vittima di "insulti, intimidazioni e una campagna costante di delegittimazione che danneggia i fondamenti stessi del nostro Stato democratico".

Il sindacato delle toghe è stato tirato dalla giacchetta dal premier Giorgia Meloni che ieri al Tg5 ha unito i puntini: "A me non sfugge che la riforma della giustizia procede a passi spediti ma vedo un disegno politico intorno ad alcune decisioni della magistratura, particolarmente su ciò che riguarda i temi dell'immigrazione", dall'appello in Cassazione contro l'assoluzione di Matteo Salvini per il Open Arms alla "giurisprudenza creativa" delle Corti d'appello sul Protocollo Albania fino al caso Almasri. "Frasi eversive", replica la leader Pd Elly Schlein, mentre Matteo Renzi sceglie il paradosso: "L'immigrazione clandestina la Meloni non la combatte ma la aiuta, rimandando indietro un criminale che gestisce i lager e continua a inviarci "migranti".

A quanto risulta al Giornale, intanto, la Procura di Perugia potrebbe presto aprire d'ufficio (o tramite un esposto dato in arrivo) un fascicolo per valutare la violazione dell'articolo 11, commi 1 e 4 della legge 237/2012 che impone al Pg di "chiedere la misura cautelare" legata al mandato di cattura internazionale e alla Corte di "applicare la misura cautelare e identificare entro tre giorni" Almasri, senza alcuna discrezionalità. Perché se è vero che secondo i pm i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, assieme al sottosegretario Alfredo Mantovano, avrebbero favorito il comandante del carcere di Mittiga a "eludere le investigazioni della Corte Penale Internazionale e a sottrarsi alle ricerche della medesima Cpi", appare pacifico che tutto sia partito dall'illegittima scarcerazione di Almasri. E dunque sarebbe necessario valutare anche per Pg e Corte i reati in concorso ipotizzati nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano. Con un nesso eziologico causa-effetto ampiamente dimostrabile, che si rintraccia anche nelle interlocuzioni tra il numero uno del Dag Luigi Birritteri e il Pg presso la Cassazione Giuseppe Amato ricostruite nell'ordinanza dell'1 agosto 2025 con cui si chiede il rinvio a giudizio di mezzo governo. "Da quelle telefonate emerge un quadro desolante", dice al Giornale l'ex numero due dell'Aja Cuno Tarfusser, convinto che questa "insana sinergia tra magistrati fuori ruolo al ministero e magistrati in servizio alla Procura generale e alla Corte d'appello di Roma", emersa chiaramente dall'ordinanza, si manifesti anche nell'aggettivo affatto tecnico-giuridico "irrituale" rispetto all'arresto del criminale libico (eseguito dalla Digos su mandato di cattura, dunque perfettamente legale) espresso da Birritteri, che ritorna anche nel parere del Pg del 21 gennaio che la Corte sposa nell'ordinanza: "Quell'arresto o è legittimo o è illegittimo, la parola irrituale è il frutto peggiore della commistione tra magistrati collocati su opposte sponde", sottolinea Tarfusser, che all'Aja ha lavorato 11 anni e che conosce tutti i protagonisti della vicenda. E d'altronde nulla poteva fare Nordio né il suo staff per bloccare l'arresto, giacché al Guardasigilli tocca la gestione della "consegna" all'Aja.

"La Meloni dice che i ministri hanno rispettato la legge, ma questa valutazione compete all'autorità giudiziaria", osserva al Corriere della Sera il pm Rocco Maruotti, segretario generale Anm. Dunque, perché non valutare se anche Pg e Corte hanno applicato correttamente la legge?

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica