Politica

"Non sono nemico dei pm. Con Bruti salvai l'Expo"

Le rivelazioni dell'ex premier: "L'evento non saltò grazie a un caffè con il procuratore di Milano"

"Non sono nemico dei pm. Con Bruti salvai l'Expo"

Voglio rivolgermi per un istante ai giovani magistrati. A quelli che frequentano la scuola di Castelpulci, struttura che la mia amministrazione provinciale mise a disposizione del ministero della Giustizia ormai quindici anni fa per farne la scuola nazionale dei nuovi giudici. Non pensate che io mi sia comportato come un don Chisciotte desideroso di sfidare i vostri colleghi più anziani. Non ho mai rinunciato a pensare con la mia testa, e questo mi sembra evidente oltre che giusto, ma ho sempre cercato la collaborazione istituzionale. E non solo con i tanti magistrati che lavoravano negli uffici ministeriali (troppi, peraltro: il vero problema della mancanza di indipendenza tra politica e magistratura è questo, la capillare e pervicace presenza di magistrati in tutti gli uffici burocratici). No. Io ho cercato sempre di valorizzare dei magistrati di qualità, sia nelle nomine delle autorità di vigilanza e controllo sia creando con Raffaele Cantone l'AnaC, divenuta ben presto un modello europeo e internazionale e poi colpevolmente ridimensionata dal governo a guida grillina. Ma sempre ho cercato il dialogo istituzionale.

Uno degli episodi sintomatici di questa collaborazione è stata la vicenda Expo di Milano. Quando sono arrivato a Palazzo Chigi la situazione giudiziaria era fluida e complessa e molti appalti stavano saltando. Non svelo un segreto se affermo che l'allora commissario Beppe Sala era pronto a dimettersi e si sfogò in più di una circostanza sia con me sia con il ministro Martina, che avevo delegato a seguire l'evento, non avendo la possibilità concreta di portare avanti l'impegnativa sfida. Oggi tutti a magnificare l'Expo, ma in quelle ore il destino della manifestazione sembrava segnato. Dalla Turchia il governo Erdogan immaginava già di rilanciare l'alternativa Smirne, che era la città sconfitta da Letizia Moratti e da tutti i milanesi per ospitare l'evento. Dopo le difficoltà rappresentatemi da Beppe Sala e Maurizio Martina decisi di confrontarmi con un magistrato di grande intelligenza e sensibilità politica che mi spiegò un concetto semplice: vai a incontrare il procuratore di Milano, Bruti Liberati, già presidente dell'Anm e ora capo della procura meneghina. Spiegagli il problema. Capirà. Tutto perfettamente nella norma, s'intende. Ma questo feci: presi l'aereo, arrivai a Linate e in una saletta riservata incontrai Bruti Liberati, dicendogli: «Caro procuratore, noi vi mettiamo a disposizione tutte le carte, tutte le procedure, tutte le strutture governative. Ma voi dovete aiutarci a fare questa Expo. Perché se salta l'Expo per Milano è una ferita allucinante. Ma se l'Expo si fa, la città svolta e riparte. Mi aiuti a capire come fare, noi vogliamo collaborare». Il ruolo straordinario dell'AnaC di Raffaele Cantone e una norma ad hoc studiata dalla dirigente a Palazzo Chigi, Antonella Manzione, permisero di superare l'impasse. Di evitare la crisi istituzionale. E di gestire in modo unitario e condiviso l'evento. Dunque: io non sono un ideologico nemico dei magistrati. Avevo l'obiettivo di salvare l'Expo a Milano e mai come oggi sono fiero e orgoglioso di avercela fatta. Per raggiungere questo obiettivo avrei fatto di tutto, a maggior ragione prendere semplicemente un caffè col procuratore del capoluogo lombardo. Ma se invece oggi mi aggrediscono perché vogliono mettermi un cordone sanitario, reagisco. Senza rabbia, senza sconti: pubblico documenti, presento denunce, faccio interviste. Faccio interrogazioni parlamentari, esercito il mio ruolo costituzionalmente garantito, scrivo libri e articoli. Faccio una battaglia di civiltà a viso aperto senza fermarmi ai comunicati stampa dell'Associazione nazionale magistrati con il lieve retrogusto della minaccia. Non appanno un bel niente, io.

© 2022 Mondadori Libri S.p.

A., Milano

Commenti