Nord-est sguarnito di agenti, frontiera colabrodo

Non c'è il mare. Non ci sono i morti. Non c'è Frontex. Ma ci sono confini fragili, dove scorre un'osmosi malavitosa dall'Est Europa, fatta di traffico di uomini, armi a buon mercato e criminalità organizzata. È il volto dell'emergenza profughi a Nordest, nervo scoperto dell'immigrazione clandestina dalla rotta Balcanica. E mentre il Friuli-Venezia Giulia è una regione sotto assedio, è proprio da qui, fino alle porte della Svizzera, passando per Veneto e Lombardia, che si preleverà il maggior numero di agenti di polizia per blindare Milano durante l'Expo. Risultato: «Confini colabrodo e rischio infiltrazione», denuncia il Sindacato Autonomo di Polizia (Sap) che insorge contro l'aggregazione disposta dal ministero dell'Interno per rinforzare la vigilanza sulla capitale lombarda.

Aeroporti, chiese, musei, scuole. Servono uomini. Sono oltre quattromila quelli che nei prossimi mesi verranno dirottati nel possente spiegamento di forze previsto per l'esposizione universale, distolti non solo dai confini di Trieste, Gorizia, Tarvisio, Como e Sondrio, ma anche dalle stazioni e dai nuclei anticrimine sparsi sui territori.

A pagare, però, sarà soprattutto il Nord, conferma il segretario generale del Sap, Gianni Tonelli, visto che il Sud si prepara a una nuova, gigante, ondata di sbarchi estivi, ed «è già allo stremo». Ma è l'intero sistema a essere «al semi collasso - attacca Tonelli -, con un organico sottodimensionato di 18 mila unità. Per Expo non si attingerà solo alla polizia di frontiera, ma anche ai reparti di prevenzione del crimine e dei nuclei mobili operativi». Senza contare che con il Giubileo «ci attendiamo ancora altre aggregazioni». Si tratta, insomma di «due anni in cui ci sarà una forte distrazione di risorse preventive e repressive dai territori. Si pone un problema di sicurezza nazionale - afferma Tonelli -. Parleranno da sole le statistiche dei reati che raccoglieremo in un dossier, ma poi qualcuno dovrà prendersi le responsabilità di certe scelte».

Pesano, insieme ai 15 agenti della frontiera di Como, soprattutto quei 56 uomini richiamati a Milano Malpensa dalla squadra di frontiera che veglia su Trieste, Gorizia e Tarvisio. «Troppi» per un territorio già sferzato da flussi migratori che ne fanno una piccola Lampedusa del nord. «Si sguarniscono i confini regionali proprio in concomitanza di un evento così importante che favorisce le attenzioni di gruppi terroristici - avverte il sindacato dei poliziotti -. Si riuscirà a garantire a Trieste una sola pattuglia di retro valico, mentre Gorizia e Tarvisio non riusciranno più a garantire il servizio sulle 24 ore. Il tutto mentre la minaccia dell'Isis è alle porte». Il timore, infatti, non riguarda solo l'ondata di disperati in fuga da guerre, persecuzioni e fame. Il Nordest è cerchiato in rosso nella mappa dell'estremismo islamico: qui l'antiterrorismo indaga su una presunta rete reclutamento di jihadisti attiva tra Friuli e Veneto, ed è sulle tracce di affiliati dell'imam bosniaco Bilal Bosnic, esponente di spicco dell'Is ora recluso a Sarajevo e che nel 2013 nella quiete di Pordenone predicava la guerra santa.

Ecco che ora si apre una nuova falla nel sistema di controllo già messo alla prova dal fiume umano che ogni giorno varca l'Austria e punta dritto verso Gorizia, dove ha sedela commissione che esamina le richieste di asilo. E dove- sanno trafficanti e migranti- è più facile ottenere lo status di rifugiato.

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