Politica

"Ora il no all'eutanasia". Il fronte cattolico si prepara alla prossima battaglia

Suicidio assistito, eutanasia e liberalizzazione della cannabis. Su questi temi i cattolici sono pronti a dar battaglia e non escludono di tornare a riempire le piazze

"Ora il no all'eutanasia". Il fronte cattolico si prepara alla prossima battaglia

Suicidio assistito, referendum sull’eutanasia e liberalizzazione della cannabis. Sono queste le prossime battaglie che i cattolici, vittoriosi sul Ddl Zan, si apprestano a combattere.

“Siamo pronti ad una mobilitazione sul piano culturale e politico come è stato per il Ddl Zan e se fosse necessario siamo disposti anche a riempiere nuove piazze per difendere la vita, la famiglia e la libertà educativa dei nostri figli”, dichiara a ilGiornale.it Jacopo Coghe, vicepresidente di Pro Vita & Famiglia. Su questi temi, infatti, i cattolici sono pronti a mobilitarsi attivamente. “Se sarà necessario tornare in piazza con i 20 milioni di famiglie italiane farò volentieri la mia parte”, conferma il senatore leghista Simone Pillon, tra gli organizzatori degli ultimi tre Family Day. “Ogni volta è una meraviglia vedere le piazze popolarsi di mamme, papà, passeggini, bambini, nonni, colori. È sempre una bellissima festa”, aggiunge Pillon, fortemente preoccupato per i ddl su eutanasia e cannabis su cui incombe “la spada di Damocle dei relativi referendum”. Secondo il senatore leghista “la difesa dell'umano passa da queste battaglie di buon senso. Anziani e malati anche gravi meritano cure e attenzioni, e non certo il suicidio di stato”.

Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, si dice pronto ad affrontare la prossima vera sfida: il referendum sull’eutanasia legale voluto da Marco Cappato. “Un quesito referendario che, di fatto, depenalizzerebbe l’omicidio di consenziente”, spiega Adinolfi che annuncia: “Come Popolo della Famiglia ci costituiremo presso la Consulta per dimostrare che il quesito è irricevibile e la nostra prossima vittoria sarà proprio il no a Cappato che, con la solita arroganza, prova a vendere il referendum per quel che non è”. E sul tema chiosa così: “La verità è che, in Italia, così come non c’è l’emergenza omotransfobica non c’è nemmeno tutta quest’ansia di suicidarsi da parte degli italiani”. Sulle modalità di portare avanti queste battaglie, Adinolfi, invece, più che alla piazza pensa che “si debba andare verso il rafforzamento di un soggetto politico autonomo dei cattolici”. Secondo il leader del Popolo della Famiglia “unirsi per rafforzare l’opzione partitica è la prima necessità perché tra un anno ci sono le elezioni politiche ed è insopportabile che culture politiche derivanti dal comunismo e dal fascismo dominino la scena, mentre gli eredi del popolarismo cristiano sono stati resi apolidi in un Parlamento che invece di ispirazione cristiana ha sempre più evidente bisogno”.

Se, invece, il ddl Zan dovesse miracolosamente risorgere tra sei mesi, il giurista ed ex sottosegretario agli Interni negli ultimi governi Berlusconi, Alfredo Mantovano, sarà in prima fila per proseguire la battaglia. “È difficile che risorga in questa legislatura, visto che per regolamento non si può riprendere a trattarne prima di sei mesi con un testo ex novo. Poiché però lo stop al Senato non ha fatto cessare il mainstream dei diritti negati, dello stato di diritto violato, ecc., riteniamo necessario che sia rilanciata una grande battaglia culturale contro legislazioni che col pretesto di difendere taluni - già abbondantemente tutelati - violino le libertà di tutti”, ci dice Mantovano, ora vicepresidente del Centro studi Livatino e curatore del libro Legge omofobia, perché non va. “Quel volume ha costituito l’unico ampio e ragionato commento, articolo per articolo, del ddl Zan, consultato da non pochi parlamentari durante i lavori di esame del ddl”, sottolinea Mantovano che avverte: “Proseguiremo sulla stessa linea di esame del merito, la sola ragionevole per uscire dallo scontro per slogan che ha caratterizzato larga parte dei dibattiti in materia, facendo emergere le incoerenze e i rischi derivanti da norme c.d.

antimofobe”.

Commenti