Per il professor Alberto Brambilla, presidente del centro studi Itinerari Previdenziali ed ex sottosegretario al ministero del Welfare, la manovra del governo Meloni introduce elementi di giustizia sociale a favore del ceto medio, senza prevedere "favori per i ricchi", come invece sostiene la sinistra.
Professore, la manovra tutela davvero il ceto medio?
"La direzione è quella. Mi lasci però premettere che sono rimasto un po' stupito dagli attori del dibattito: di solito, nei Paesi occidentali, la discussione avviene tra maggioranza e opposizione. In questo caso, invece, hanno voluto dire la loro anche la Banca d'Italia, la Cgil, l'Ufficio parlamentare di Bilancio...".
In che modo viene tutelato il ceto medio?
"La manovra protegge una parte del ceto medio, in particolare chi dichiara tra 28 e 50 mila euro l'anno. L'Ufficio parlamentare di Bilancio ha segnalato un presunto vantaggio di circa 400 euro per chi dichiara tra 200 e 300 mila euro, ma è ovvio che, se la maggioranza degli italiani dichiara 20 mila euro o meno, il confronto risulta distorto".
Ci spieghi meglio: com'è distribuito oggi il carico dell'Irpef?
"Chi guadagna tra 200 e 300 mila euro contribuisce da solo al 3,66% dell'intero gettito Irpef. Se poi aggiungiamo chi dichiara più di 300 mila euro, arriviamo a uno 0,34% della popolazione che versa da solo l'11% dell'Irpef complessiva. Sa invece quanta Irpef pagano i 30 milioni di italiani che dichiarano meno di 20 mila euro?".
No, quanto?
"Appena il 5,64% del totale".
E poi c'è il cosiddetto ceto medio.
"Esatto. Cinquantanovemila persone, quelle che dichiarano più di 300mila euro, pagano da sole il 6,94% dell'Irpef, a fronte del 5,64% versato da 30 milioni di contribuenti. Il Paese si regge così. E sa qual è la differenza tra l'Irpef versata e il costo della sanità?".
Ce la spieghi.
"Per garantire la sanità ai 30 milioni di italiani che dichiarano redditi fino a 20 mila euro, occorrono 57 miliardi di euro all'anno (la differenza tra l'Irpef che hanno pagato e il costo della sanità). Poi c'è tutto il resto: la scuola e altri servizi pubblici: tutto gratis! In sostanza, chi dichiara più di 35 mila euro copre il 64% dell'Irpef e oltre il 90% dell'Ires e dell'Irap".
Torniamo al vecchio problema delle dichiarazioni.
"Beh, se un cittadino del Nord paga in media 3.615 euro di Iva, mentre uno del Sud ne paga solo 860, significa che qualche problema c'è".
C'è qualcosa che non torna negli indici di povertà?
"L'Istat ha fotografato un fenomeno curioso. Si dice che l'evasione fiscale e contributiva pesi per 130 miliardi, ma calcoli più precisi portano a 180 miliardi. E nel 2024 gli italiani hanno speso 150 miliardi di euro in gioco d'azzardo, di cui il 45% è tornato in premi. La Procura Antimafia aggiunge che altri 25 miliardi sono stati spesi in gioco d'azzardo illegale. Forse l'Istat dovrebbe occuparsi meglio degli indici di povertà".
Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, insiste per una patrimoniale?
"Sì, un'altra?".
In che senso?
"In Italia siamo già pieni di patrimoniali. L'Imu sulle seconde e terze case è una patrimoniale mascherata: vale 16 miliardi l'anno. Le tasse introdotte dal governo Monti sui conti correnti rappresentano un'altra patrimoniale, dello 0,20%, pari a 7-8 miliardi ogni anno.
In totale, il patrimonio degli italiani è già stato eroso di circa il 2,5%. Il segretario Landini dovrebbe forse preoccuparsi di più del rinnovo dei contratti: ci sono tutte le condizioni per chiuderne diversi; insomma la Cgil, faccia il suo mestiere che in passato ha fatto sempre bene".