La notte violenta di un romeno ubriaco

MilanoGli uomini della squadra investigativa del commissariato di Rho-Pero - anche quando l'Expo era solo un progetto sulla carta e le code agli ingressi una speranza - non si sono mai annoiati, non ne hanno avuto il tempo. «Stranieri vagabondi, ubriachi, che vivono di espedienti e guidano auto intestate a prestanome in un vortice di scatole cinesi senza fine, per noi sono all'ordine del giorno» ci spiegano pragmatici ed essenziali.

Per questo lunedì sera, poco dopo le 22.30, quando a una pattuglia del commissariato in perlustrazione sul territorio è stata segnalata una macchina di grossa cilindrata, un'Alfa Romeo 156, che viaggiava a velocità decisamente troppo sostenuta lungo la Statale del Sempione nella vicina Pogliano Milanese, fermare l'uomo alla guida diventa subito la priorità dei poliziotti della «volante». La velocissima successione degli eventi conferma infatti che il tizio in questione è molto pericoloso, qualcosa di più della solita routine.

«Era evidente che il conducente doveva essere ubriaco, molto ubriaco - ci spiegano -. Vicino a una nota rotonda della zona l'uomo aveva appena evitato solo per un soffio d'investire una compagnia di otto persone, uomini e donne tra i 30 e i 40 anni che, appena usciti da un ristorante, attraversavano tranquilli sulle strisce pedonali e con il semaforo verde. Quindi era andato a sbattere contro un segnale stradale, rischiando subito dopo di tirare sotto persino i due uomini che a quel punto avevano tentato di soccorrerlo. E infine quel pericolo pubblico si era rimesso in marcia».

Gli equipaggi del commissariato in strada a quel punto diventano due: l'unica chance d'impedire una strage annunciata è «chiudere» la 156 in una strada bloccata dalle «volanti» alle due estremità, obbligandola a fermarsi per l'assenza di vie d'uscita. La vettura si blocca, i poliziotti si avvicinano per far scendere il conducente, ma lui li previene, si lancia fuori dall'abitacolo come una furia, scagliandosi contro di loro con una chiave inglese tra le mani. Violento, incontenibile, palesemente pieno d'alcool.

Alla fine l'ubriaco viene definitivamente immobilizzato. Disarmato, con le manette ai polsi a frenarne eventuali ulteriori intemperanze, i poliziotti lo fanno salire sulla «volante» e lo portano in commissariato. Non si regge in piedi, è stralunato, dalla bocca impastata escono parole incomprensibili, scandite con il contagocce. Dagli accertamenti si scopre che è romeno, ha 46 anni, precedenti per furti e rapine, naturalmente senza fissa dimora e con l'auto intestata a chissà quale testa di legno, non assicurata e, naturalmente, ha solo la patente romena. I risultati dell'alcool test chiudono il cerchio: il suo tasso alcolico è quattro volte superiore al limite massimo consentito. Una spugna umana insomma. Che, come si scoprirà, nel bagagliaio dell'auto custodisce persino un'ascia e non sa spiegare come e perché la volesse utilizzare.

Auto e patente sequestrate, il romeno

viene arrestato e portato a San Vittore. Le accuse a suo carico sono tante, se tornasse a breve in libertà chissà cosa potrebbe combinare. «Ma alla fine rimarranno solo le lesioni contro gli agenti» ci confida un poliziotto.

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