
Due telefonate in quarantotto ore, toni insolitamente calorosi e una frase chiave che rimbalza tra Washington e Kiev: "Ottimismo, ma con cautela". Zelensky ha confermato sui social che anche il nuovo colloquio è stato "molto produttivo". Dietro la formula diplomatica si potrebbe nascondere un significativo salto di qualità nel coordinamento militare tra Stati Uniti e Ucraina. Kiev appare decisa a imprimere una svolta strategica al conflitto: più autonomia d'azione, più capacità d'attacco, e un messaggio chiaro al Cremlino, ovvero che l'Ucraina non intende arretrare. Soprattutto ora che il nemico continua ad attaccare le infrastrutture energetiche e di trasporto del gas. Nelle ultime ore sono state colpite quelle di Donetsk, Dnipro (2 morti), Odessa e Chernihiv con nuovi black-out.
"Abbiamo discusso della protezione del nostro Paese, del rafforzamento della difesa aerea e della capacità di raggiungere obiettivi lontani", ha scritto il leader di Kiev dopo aver sentito Trump. Un passaggio, quest'ultimo, che sembra confermare indirettamente la possibilità di una fornitura statunitense di missili a lungo raggio Tomahawk. Un'ipotesi che, se concretizzata, segnerebbe una svolta nella guerra e porterebbe Kiev a disporre di capacità d'attacco ben oltre le linee del fronte. In serata Zelensky, intervistato da Fox News, ha specificato che "l'Ucraina utilizzerà i Tomahawk solo per perseguire obiettivi militari e non per attaccare i civili".
Secondo il New York Times, l'amministrazione Trump avrebbe già dato via libera a Kiev per colpire obiettivi militari e infrastrutture russe al di là della linea del fronte, un orientamento che rappresenta un netto cambio di passo rispetto alla prudenza dei mesi scorsi. Anche il Financial Times conferma che da metà estate l'intelligence Usa ha fornito informazioni mirate per consentire all'esercito ucraino di colpire raffinerie e infrastrutture energetiche. Un tentativo coordinato da parte degli Stati Uniti di indebolire l'economia russa e costringere Putin a sedersi al tavolo dei negoziati.
La prospettiva di un invio dei Tomahawk ha immediatamente provocato la reazione del Cremlino. "È una questione di estrema preoccupazione per la Russia - dice il portavoce Peskov - una tale decisione aggraverebbe la situazione e porterebbe a escalation e a conseguenze imprevedibili. Noi siamo pronti a sederci attorno a un tavolo negoziale. L'Europa ad esempio no".
Intanto salta fuori un retroscena: lo scorso luglio Trump avrebbe chiesto a Zelensky se le forze ucraine fossero in grado di colpire Mosca o San Pietroburgo. Il presidente ucraino avrebbe replicato che una simile capacità sarebbe realizzabile solo con l'invio di armi a lungo raggio da parte degli Stati Uniti, rimarcando implicitamente il ruolo determinante di Washington nel conflitto.
Oltre al dialogo con la Casa Bianca, che rimarrà attivo anche nei prossimi giorni con il viaggio in Usa del capo di gabinetto Yermak e dalla premier Svyrydenko, Zelensky ha comunicato di aver avuto un colloquio con il presidente francese Macron, chiedendo nuovi sistemi di difesa aerea e missili, e sottolineando che la Russia "sta approfittando del momento in cui il mondo è distratto dal Medioriente".
Macron ha avvertito che "Mosca pagherà le conseguenze" se continuerà a rifiutare i negoziati, condannando gli attacchi russi alle infrastrutture ucraine. L'inquilino dell'Eliseo ha annunciato nuovi aiuti con i partner internazionali e ribadito il sostegno della Francia nella cosiddetta "Coalizione dei volenterosi".