
La scure del presidente Xi Jinping si abbatte ancora sui militari cinesi. Il ministero della Difesa ha annunciato che il generale He Weidong, numero tre nella catena di comando e numero due per gerarchia militare, è stato estromesso da ogni funzione ed espulso dal Partito comunista e dall'esercito. È il più alto ufficiale in servizio attivo a finire nella rete dell'anticorruzione di Xi, promotore più di 10 anni fa di una campagna moralizzatrice e contro la slealtà, sempre più mirata dal 2023 alla leadership dell'Esercito popolare di Liberazione.
La rimozione di He, 68 anni, è la prima a carico di un generale in carica come vicepresidente nella Commissione militare centrale (Cmc), l'organo di controllo dei militari cinesi presieduto da Xi come commander-in-chief, dai tempi della Rivoluzione Culturale del 1966-76. Insieme a lui, sono stati epurati ed espulsi altri otto comandanti di alto rango, incluso Miao Hua, il massimo ufficiale politico dell'esercito, anche lui componente della Cmc. Tutti sono accusati di "gravi violazioni della disciplina del Partito e sospettati di gravi reati legati all'esercizio dei loro doveri, coinvolgendo una quantità di denaro estremamente elevata", ha ufficializzato il portavoce del ministero della Difesa, Zhang Xiaogang.
Il caso di He, in pubblico l'ultima volta a marzo, ha implicazioni oltre l'ambito militare: il generale faceva parte anche del Politburo, l'organo strategico di 24 membri che è il secondo livello di potere del Pcc. La campagna anticorruzione di Xi ha falcidiato la Cmc, i cui membri sono scesi da sette a quattro, come non accadeva dai tempi di Mao Zedong.
Salito al potere a fine 2012, Xi ha avvertito che la corruzione militare era una minaccia esistenziale per il Partito comunista. Sui 79 generali promossi nel suo terzo mandato, 14 risultano dispersi o sotto inchiesta, mentre sono caduti per corruzione un ministro della Difesa in carica (Li Shangfu) e il suo predecessore (Wei Fenghe).